ROMA. Se al referendum vincesse il Sì, "nascerebbe il PdR, il partito di Renzi", che con la riforma costituzionale "si è posto fuori dai valori del Pd. Tra i 2 e i 3 milioni di nostri elettori si sono silenziosamente scissi dal partito, e il sentimento di estraneità crescerebbe".
Lo afferma l'ex premier Massimo D'Alema in un'intervista al Corriere della Sera in cui ribadisce che, in caso di vittoria del No, il presidente del Consiglio Matteo Renzi non dovrebbe dimettersi. "Se restasse a Palazzo Chigi con più capacità di ascolto e meno arroganza potrebbe persino creare le condizioni per rilanciarsi", dice D'Alema.
Nell'eventualità di dimissioni, invece, "il presidente Mattarella saprebbe indicare una personalità super partes. Ci sarà bisogno di un governo capace di allentare le tensioni e di prendere l'iniziativa per una legge elettorale condivisa". D'Alema respinge l'ipotesi che il No blocchi le riforme.
"Esiste già un testo di nuova riforma costituzionale elaborato da parlamentari di schieramenti diversi, come Quagliariello e Zoggia, e che in concordia propone una riduzione dei parlamentari ancora più drastica, l'abolizione della navetta legislativa Camera-Senato e il principio che il suffragio universale serve a scegliere le persone", evidenzia.
"Penso che anche da parte dei Cinque Stelle non dovrebbe maturare un'ostilità preconcetta e quindi in 6 mesi si può approvare". Nell'intervista D'Alema commenta le elezioni Usa: "Per la sinistra è la sconfitta dell'idea che le elezioni si vincono al centro. Così ci sono sfuggiti le periferie e i poveri, le forze tradizionali del lavoro e le nuove. Non solo nel Wisconsin, ma anche a Roma", dichiara.
"È la conclusione del percorso di una Terza Via che non ha saputo leggere le nuove diseguaglianze e ha visto troppo spesso la sinistra a braccetto con il potere economico, lontana dalla base sociale e sindacale".
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