IL CAIRO. Almeno 90 migranti sono morti nel naufragio del barcone sul quale viaggiavano al largo delle coste libiche. Lo riferisce il portavoce della Marina libica. Sull'imbarcazione c'erano in tutto 126 persone, in un primo momento i 90 erano stati dati per dispersi.
Il naufragio si è verificato ieri davanti a Tajoura a est di Tripoli.
Kassem ha aggiunto che la Marina ha raggiunto il barcone nel tentativo di salvare i migranti, ma ha precisato che le forze navali libiche non possiedono imbarcazioni capaci di effettuare grandi operazioni di salvataggio in alto mare.
Ai migranti dispersi nel naufragio di oggi, si aggiungerebbero i 51 migranti finiti in mare durante la traversata dalla Libia di due giorni fa. Lo hanno raccontato alcuni dei superstiti, arrivati due giorni fa al porto commerciale di Augusta, al personale del Gruppo interforze di contrasto all'immigrazione clandestina. In totale 339 migranti e un cadavere, prevalentemente subsahariani, recuperati da tre gommoni e accompagnati dal mercantile danese Maersk Edward.
Il 2016 è l'anno più letale per i migranti che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo. A dirlo è il portavoce dell'Unhcr, William Spindler, precisando che «possiamo ora confermare che sono almeno 3.800 i migranti» morti o dispersi dall'inizio dell'anno.
I nuovi dati si riferiscono a diversi incidenti ed in particolare alle testimonianze raccolte dall'Unhcr presso le persone soccorse durante il week-end e fatte sbarcare in Italia, ha spiegato Spindler. «Abbiamo ricevuto resoconti in base ai quali numerose persone sono morte o risultano disperse. Si tratta chiaramente di stime», ha aggiunto.
L'anno scorso l'Unhcr aveva registrato per tutto l'anno un totale di 3.771 decessi nel Mediterraneo. Ma mentre nel 2015 1.015.078 persone avevano attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Europa, quest'anno sono finora circa 327.800. Ad essere aumentato è il tasso dei decessi: nel 2016 una persona ogni 88 che hanno tentato la traversata ha perso la vita, un dato in netta crescita rispetto a 1 ogni 269 dello scorso anno. Nel Mediterraneo Centrale questo dato è addirittura più alto, con una morte ogni 47 arrivi.
Più aiuti all'Italia, che si trova - e lo sarà ancora per diverso tempo - «in prima linea» sul fronte dei flussi migratori. La promessa arriva da Fabrice Leggeri, direttore di Frontex, l'Agenzia della guardia di frontiera e costiera europea, in visita a Roma. Ma intanto, tra la Libia e la Sicilia si continua a morire: altri 25 cadaveri sono stati recuperati ieri su un gommone carico di persone a sole 26 miglia dalle coste africane.
Praticamente chiusa dall'accordo con la Turchia la rotta orientale attraverso la Grecia (si contano 100 passaggi al giorno, contro i 1.200 dello scorso anno) resta più che mai attiva quella del Mediterraneo centrale come dimostrano i dati sugli arrivi in Italia nel 2016: 156.705 persone sbarcate, il 12% in più del 2015 ed oltre 4mila in più anche dell'anno record, il 2014.
La chiave del problema sta in Libia. «Senza una stabilizzazione di quel Paese - ha osservato Leggeri - non penso ci possa essere un calo degli arrivi». E preoccupa il modus operandi dei trafficanti di uomini, sempre più spietati, che puntano a sfruttare al massimo il tempo favorevole per caricare sempre di più le loro carrette del mare prima dell'inverno.
A chi parte, spiega il direttore di Frontex, «non viene dato cibo, acqua, benzina a sufficienza, i mezzi usati sono sempre più fatiscenti e in queste condizioni è impossibile che riescano ad arrivare sulle coste italiane. Noi interveniamo infatti sempre più vicino alle coste libiche. Negli ultimi mesi, in media, su cinque imbarcazioni usate dai trafficanti nel Mediterraneo centrale, quattro erano gommoni di cattiva qualità ed il numero di persone stipate su questi mezzi inadatti alla navigazione è cresciuto di un terzo». Ecco spiegate le tragedie del mare.
Lungo quella rotta, Frontex è impegnata con l'operazione Triton, forte di 450 uomini, e nove navi, 3 aerei e due elicotteri. Leggeri promette un rafforzamento dell'impegno. «Dobbiamo migliorare - ha osservato - il sostegno all'Italia che è in prima linea. L'Agenzia ha un nuovo mandato e nuove competenze, abbiamo più risorse e le useremo».
L'aiuto all'Italia potrà concretizzarsi in un potenziamento della dotazione di Triton più mezzi ed uomini, ma anche in un maggior supporto nelle operazioni di rimpatrio dei migranti irregolari. Proprio quello dei rimpatri è uno dei tasti dolenti per l'Italia: nel 2016 sono stati rimandati verso i Paesi di provenienza 12.406 'irregolari'.
Troppo pochi per il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che chiama in causa Bruxelles. L'Europa, attacca, «deve fare i ricollocamenti ed il rimpatrio degli irregolari. Deve agire anche usando i fondi della cooperazione: ai Paesi africani diciamo che se non ci aiutano a non far partire le persone noi sospendiamo i soldi della cooperazione».
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