Lunedì 23 Dicembre 2024

Sisma, ai funerali il vescovo esorta:
"Coraggio, ricostruiremo case e chiese"
Mattarella e Renzi: "Vi aiuteremo"

ASCOLI PICENO. «Non abbiate paura di gridare la vostra sofferenza, ma non perdete coraggio. Insieme ricostruiremo le nostre case e chiese». È questo uno dei passaggi più forti dell'omelia del vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D'Ercole, ai funerali solenni di 35 delle 50 vittime del terremoto che nelle Marche ha devastato il comune di Arquata e raso al suolo la frazione di Pescara del Tronto. I loro nomi sono stati scanditi uno per uno. Ne mancano ancora 15, tra loro anche dei bambini. I genitori sono feriti, si attende che siano in grado di presenziare. Alla cerimonia assistevano le più alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Matteo Renzi, i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso. Con loro numerosi alti ufficiali, diversi parlamentari, il presidente della Regione Marche e tanti sindaci. L'accoglienza più calorosa è stata riservata al capo dello Stato: all'arrivo di Mattarella è scattato l'applauso della folla, stretta tra le transenne e la lunga e drammatica fila di carri funebri parcheggiati nei pressi della palestra dove si è tenuta la cerimonia. Il capo dello Stato, che aveva già rassicurato gli sfollati poco prima ad Accumoli, «non vi lasceremo soli», ha abbracciato i familiari delle vittime. Poi ha incontrato gli oltre 50 feriti ricoverati nell'ospedale di Ascoli, a una manciata di metri dalla palestra. Nel corso della visita, nella quale ha regalato una bambola a Giorgia, la piccola di 4 anni strappata dalle macerie 16 ore dopo il terremoto, il presidente ha «promesso che tornerà qui per inaugurare qualcosa di importante», ha riferito il sindaco di Arquata, Aleandro Petrucci. Il capo dello Stato ha spronato la popolazione ad andare avanti, a non lasciarsi sconfiggere dalla tragedia. «Io vi aiuterò», è stata la promessa di Matteo Renzi a una giovane, parente di alcune delle vittime. «Ci siamo e ci saremo sempre», ha detto il premier, assicurando interventi urgenti per la ricostruzione della scuola, della chiesa e del municipio di Arquata del Tronto. «Ci penserò io a stimolarlo», ha assicurato ad un'altra famiglia la moglie Agnese, apparsa particolarmente commossa. «Ditemi cosa è meglio per voi: non possiamo decidere tutto noi da Roma», ha sottolineato il presidente del Consiglio, promettendo che tornerà ad Ascoli, ma «a telecamere spente, non vi lasceremo soli». Non tutti i familiari hanno retto l'emozione della giornata. Alcuni hanno patito dei leggeri malori, complice il caldo asfissiante. Altri, come la signora Maria e suo marito che a Pescara del Tronto hanno perso due parenti originari di Bologna, sono usciti in lacrime prima che iniziasse la cerimonia. «C'è odore di morte, non ce la facciamo», hanno confessato con gli occhi lucidi. Sono salvi perchè si sono buttati da una finestra, come tanti altri nel paese, e poi aiutato i parenti a fuggire prima che la cittadina si trasformasse in un impressionante ammasso di macerie. Sembra essere stata colpita da una bomba atomica. La loro storia è simile a quella di tanti altri piccoli e grandi eroi, che in quella terribile notte hanno messo a rischio la propria vita per salvare quella degli altri. Nell'omelia, il vescovo D'Ercole ha evocato il «boia notturno venuto a strapparci di dosso la vita. La nostra terra, però, è popolata di gente che non si scoraggia». Le «nostre campane torneranno a suonare».

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