CRACOVIA. "Niente giustifica la guerra, sparge il sangue del fratello". "Se guardo la vita oltre lo schermo di un computer", il dolore dei tanti Rand che vivono sotto le bombe ad Aleppo diventa il mio dolore". "Preghiamo per la Siria, e contro ogni guerra".
E i centinaia di migliaia nel Campus Misericordiae della veglia della Gmg pregano in silenzio, come poco dopo, su richiesta del Papa, che sta rivolgendo loro un discorso più che appassionato, applauditissimo e concluso da una ovazione, si tengono per mano. Centinaia di migliaia di mani - gli organizzatori parlano di un milione di ragazzi - uniti in "un grande ponte fraterno", un "ponte primordiale".
E questo ponte fraterno "possano imparare a farlo anche i grandi di questo mondo, non per fotografia, ma per costruire ponti sempre più grandi", chiede il Papa, - che nel pomeriggio aveva lasciato una preghiera nella Chiesa di San Francesco chiedendo che il Signore converta i cuori dei terroristi, e nei giorni in cui il mondo e l'Europa hanno vissuto piccole guerre a pezzi, stragi di odio insensato, atti terroristici.
Il ponte primordiale è dunque il messaggio conclusivo del forte discorso di papa Francesco che ha preso le mosse dalla testimonianze di tre ragazzi e ragazze, Rand di Aleppo, Natalie di Lodz e del paraguaiano Miguel, che hanno raccontato la vita in guerra, - 'esci di casa e non sai se tornerai vivo, ti chiedi chi ti può aiutare e chiedi a Dio se esiste' - la paralisi della droga, il vuoto di una vita dissoluta che scopre il perdono di Dio. Le loro testimonianze sono state accompagnate da coreografie recitate e danzate.
A partire da queste situazioni papa Francesco, dopo aver condannato la guerra, ha preso con loro l'impegno a "vincere l'odio, con la fraternità e la comunione, ad essere famiglia" la grande famiglia umana. Non chiudetevi per la paura che paralizza, ha incitato, non cadete anche nella "paralisi della comodità". E qui ha denunciato la "felicità del divano" che crede che per essere felici abbiamo bisogno di star comodi su "un divano contro ogni tipo di dolore e timore", che rende "narcotizzati, imbambolati, intontiti", "mentre altri, forse più vivi, ma non più buoni, decidono il nostro futuro".
Non siamo nati per "vegetare" anche si i ragazzi narcotizzati fanno comodo a tanti. Non c'è solo la droga che narcotizza, ci sono anche "altre droghe socialmente accettate che finiscono per renderci schiavi". Se smettiamo di guardare il mondo "dallo schermo di un computer e di un telefono", il dolore dell'altro non è "anonimo" ma diventa il mio, non posso essere indifferente. Il Papa parlava con grande trasporto, e ha suscitato un entusiasmo gradissimo, anche quando è passato alla parte più propositiva del suo messaggio: decidere il proprio futuro, difendere la propria dignità, lasciare una impronta nella storia, scommettere sempre sul futuro.
"Se tu giovane ci metti il meglio di te - ha assicurato - il mondo sarà diverso". "Gesù ti proietta all'orizzonte, mai nel museo, questa è la sfida". "Ci stai a questa sfida? Cosa rispondono le tue mani e i tuoi piedi", ha detto (aveva contrapposto i giovani sul divano ai giovani con le scarpe ai piedi, ndr). "Il Signore benedica i vostri sogni", ha concluso travolto dagli applausi.
Subito dopo ragazzi e Papa hanno iniziato la veglia di preghiera e l'adorazione, che sono ancora in corso. Al suo arrivo al Campus il Papa ha attraversato la porta santa tenendosi per mano con 3 ragazzi e ragazze con i quali poi è salito sulla papamobile per il tradizionale giro tra la folla; i sei poi sono rimasti seduti sul palco ai piedi di papa Bergoglio.
La veglia conclude una giornata in cui il Pontefice ha incontrato i ragazzi anche durante le confessioni del mattino nel santuario della Divina Misericordia e poi ospitandone 12 a pranzo nell'arcivescovado di Cracovia. La strada tracciata dal Papa per i giovani è fatta di concretezza e sfide, di speranza e impegno. I ragazzi sono parsi interpellati e conquistati.
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