ROMA. Si continua a morire nel Mediterraneo, insieme con la speranza di una vita migliore in Europa. L'ultima tragedia del mare, in ordine di tempo, risalirebbe ad alcuni giorni fa ma solo sabato sono stati ritrovati 41 corpi di migranti sulle spiagge libiche di Sabrata, annegati su un barcone. Una fonte della municipalità di Sabrata, città costiera a 70 chilometri ad ovest di Tripoli, ha riferito che i corpi, individuati da un gruppo di volontari, sono stati trasferiti in un centro di medicina legale per il prelievo del dna e poi saranno sepolti. Sarebbero morti cinque o sei giorni fa. Di solito, vengono ritrovati uno o due corpi al giorno, quindi i 41 cadaveri di sabato costituiscono "un numero eccezionalmente elevato", ha sottolineato la stessa fonte. Nemmeno dieci giorni fa una ventina di migranti erano annegati nel Canale di Sicilia prima dell'arrivo dei soccorsi, perché il loro gommone si era sgonfiato, mentre in 366 - tutti provenienti da Paesi subsahariani - erano riusciti a salvarsi. Due settimane prima, una strage di donne: dieci le vittime, 107 i superstiti: un incidente avvenuto proprio nel giorno in cui ad Augusta arrivava il relitto del peschereccio affondato il 18 aprile 2015, che aveva provocato la morte di circa 700 migranti. La peggiore tragedia di sempre. I mesi estivi si confermano i più redditizi per i trafficanti di esseri umani che dal 2011, sfruttando il caos politico seguito alla fine di Gheddafi, fanno fortuna sulla pelle delle migliaia di persone in fuga ogni anno dalla guerra e dalla povertà nei loro Paesi. L'Europa prova a combatterli, e non mancano i successi. L'operazione Sophia, nata un anno fa, con il concorso di 24 Paesi, fino al mese scorso ha fermato oltre 70 scafisti e neutralizzato 170 imbarcazioni, salvando 17mila vite in mare. Anche la guardia costiera libica viene addestrata per operazioni del genere ed i salvataggi proseguono in modo incessante nel canale di Sicilia: oltre settemila soltanto nell'ultima settimana da parte di mezzi militari italiani. La scia di morte, tuttavia, non si ferma. Sono circa tremila le vittime dei primi sei mesi del 2016 mentre cercavano di raggiungere l'Europa, secondo le stime dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni, mille in più rispetto allo stesso periodo del 2015. Ed il principale paese di partenza si conferma la Libia.