PALERMO. "Il cappellano del cimitero di Corleone o un altro sacerdote benedirà il feretro e ci sarà un momento di preghiera. Una preghiera non si può negare a nessuno". Lo ha detto monsignor Pennisi, arcivescovo di Monreale, a proposito della cerimonia religiosa che si svolgerà per il boss Bernardo Provenzano, morto ieri all'ospedale di Milano.
"Provenzano ha subito la giustizia umana. Non so se in punto di morte o se prima, durante la detenzione, si sia confessato o si sia pentito davanti a Dio. In punto di morte tutti i peccati possono essere perdonati dal confessore", ha aggiunto mons. Pennisi. "Nell'anno della misericordia - ha spiegato facendo cenno alla scomunica papale dei mafiosi - tutti i sacerdoti possono assolvere dalla scomunica che non è una condanna all'inferno, ma una censura ecclesiastica: un modo per dire 'stai attento'".
"Il divieto dei funerali pubblici è un modo per evitare l'esaltazione del defunto, perché in questi casi le esequie spesso si trasformano in una messinscena finalizzata o a celebrare o a, al contrario, a demonizzare. In entrambi i casi non c'è nessuna valenza religiosa, casomai solo sociale", ha aggiunto. "La preghiera - ha detto - non può essere proibita dal questore".
E ancora: "La città di Corleone si sentirà più libera: la morte di Provenzano sarà un ostacolo in meno. A Corleone ci sono mafiosi ma anche tanti cittadini onesti che non meritano di essere marchiati come mafiosi e si sentiranno più liberi. Il vento sta cambiando, a Corleone grazie a Dio e in Sicilia".
Una benedizione non ha lo stesso peso di una messa. Dal punto di vista sacramentale la benedizione non è un sacramento, ha un peso 'leggero'. Questa scelta credo sia stata fatta in nome della misericordia per affidare l'anima di un defunto a Dio". Lo dice il vescovo di Acireale monsignor Antonino Raspanti, a proposito della cerimonia religiosa che verrà tenuta per il boss Bernardo Provenzano, morto ieri all'ospedale di Milano. "Non mi sento di prendere una posizione in merito, credo che questa scelta - prosegue - sia un modo per dare un momento di conforto ai familiari e affidare l'anima di questa persona a Dio. (Provenzano ndr) Era battezzato, era un figlio della Chiesa e la Chiesa lo affida alla misericordia di Dio, non credo ci sia un altro significato".
Sul caso interviene direttamente il questore di Palermo Guido Longo che spegne sul nascere qualsiasi polemica legata al provvedimento con il quale ha deciso di vietare i funerali "per motivi di ordine pubblico": "La mia decisione di vietare i funerali a Bernardo Provenzano è legata alla 'pubblicizzazione' dell'evento, non certo al sacramento. Vietare le esequie in chiesa e il corteo funebre è appunto legato al carattere 'pubblico' della cerimonia, ma nessuno si sogna di impedire un momento di preghiera privato nel cimitero ai familiari".
Intanto, i familiari del boss hanno chiesto e ottenuto l'autorizzazione alla restituzione della salma e alla cremazione che avverrà a Milano. La decisione è stata presa dopo l'autopsia eseguita stamane nell'istituto di medicina legale di Milano.
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