Scontro tra treni: sono 23 le vittime. Si indaga per disastro ferroviario e omicidio plurimo
BARI. Si ferma a 23 morti il bilancio del disastro ferroviario avvenuto ieri in Puglia; un cadavere non è stato ancora riconosciuto; 24 i feriti ricoverati, otto in prognosi riservata, tra cui il piccolo Samuele che compie oggi 7 anni e che era con la nonna, morta nell'incidente. Non ci sono dispersi. Tra le vittime anche i due macchinisti dei convogli ed un capotreno, mentre l'altro capotreno è ferito. Le salme saranno consegnate ai parenti venerdì sera ed i funerali si terranno forse sabato mattina. I vigili del fuoco - che da ieri mattina stavano lavorando sui rottami dei due treni - hanno terminato il loro intervento. Tutti i vagoni sono stati rimossi e nessun altro corpo è stato rinvenuto durante le ultime ricerche. Mentre prosegue la generosa corsa a donare il sangue per i feriti (raccolte in Puglia 2.800 sacche in 24 ore), la procura di Trani ha costituito un pool di 5 magistrati che si occuperà delle indagini, avviate per disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo. Allo stato non ci sono indagati. Erano due i treni delle Ferrovie del Nord Barese provenienti da Corato e diretti verso nord e uno viaggiava con qualche minuto di ritardo: questa circostanza potrebbe aver indotto il capostazione di Andria a dare il via libera al treno fermo in stazione. Il convoglio, circa dieci minuti dopo la partenza da Andria, si è scontrato con il treno proveniente da Corato. La procura indaga anche sull'adeguatezza del sistema di controllo e sui tempi del raddoppio della tratta (che avrebbe dovuto concludersi nel 2015) e di ammodernamento del sistema di controllo del traffico. Informazioni potranno arrivare dalle due scatole nere recuperate. Il direttore generale di Ferrotramviaria, Massimo Nitti, ha rilevato che «l'unica stazione di incrocio è quella di Andria. Quel treno che scendeva da Andria, lì non ci doveva essere». Secco il governatore della Puglia, Michele Emiliano: «non ci accontenteremo di verità di facciata». Sul banco degli imputati il sistema a blocco telefonico che regola la circolazione ferroviaria in quella tratta a binario unico. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha definito il sistema «tra i meno evoluti rispetto alle tecnologie disponibili» e «maggiormente a rischio», perchè «si affida interamente all'uomo, nella fattispecie all'operatività dei capistazione». Da parte sua, l'ad. di Fs Renato Mazzoncini ha considerato che «la polemica sul binario unico non ha senso, in Italia e nel resto del mondo la maggior parte delle linee sono a binario unico, il sistema di sicurezza non dipende dal numero dei binari: tutte le linee ferroviarie hanno un livello di sicurezza garantito, anche quelle a binario unico». Il ministro Delrio ha poi ricordato che «purtroppo in questo Paese non è mai stata fatta la cura del ferro, quando bisogna tenere conto che ci sono oltre 5 milioni di persone che lavorano e si spostano per motivi di studio studio su linee regionali, ma con questo Governo c'è stata un'inversione di tendenza netta rispetto al passato ed abbiamo destinato diversi miliardi al trasporto ferroviario regionale». Ha quindi annunciato che il governo ha deciso di stanziare ulteriori 1,8 miliardi di investimenti per le reti regionali non di competenza nazionale.