PALERMO. «Provenzano per me è morto quattro anni fa, dopo la caduta nel carcere di Parma e l'intervento che ha subito. Da allora il 41 bis è stato applicato ai parenti e non a lui, visto che non era più in grado di intendere e volere e di parlare da tempo». Così il legale del boss Bernardo Provenzano, l'avvocato Rosalba Di Gregorio, ha commentato la notizia della morte del padrino corleonese. La penalista, viste le gravissime condizioni di salute del capomafia, negli ultimi anni ha presentato due istanze di revoca del carcere duro e tre di sospensione dell' esecuzione della pena. Tutte sono state respinte. "L'ultimo rinnovo del provvedimento che gli applicava il carcere duro era stato notificato al figlio Angelo, nominato curatore speciale del padre incapace. Questo perché sia chiaro in che condizioni si trovava", spiega il legale. Alle due istanze di revoca del 41 bis presentate nel tempo al tribunale di sorveglianza di Roma avevano dato parere favorevole le Procure di Palermo, Firenze e Caltanissetta, titolari dell'accusa negli ultimi procedimenti a carico del boss. Mentre si era opposta la Direzione Nazionale Antimafia. I giudici romani hanno respinto le due istanze. Respinte anche le tre istanze di sospensione della pena. L'ultima presentata al tribunale di sorveglianza di Milano che, pur riconoscendo le gravissime condizioni di salute del boss e l'assenza di pericolosità, con una decisione, poi confermata dalla Cassazione, avevano ritenuto che il capomafia dovesse rimanere in carcere. Per i magistrati, anzi, la struttura ospedaliera in cui era detenuto assicurava al padrino cure che all'esterno non avrebbe potuto ricevere.