PALERMO. Il legale dell'ex numero due del Sisde Bruno Contrada, condannato a 10 anni per concorso in associazione mafiosa, ha presentato istanza, davanti ai giudici della prima sezione penale della Corte d'appello di Palermo, di revoca della sentenza.
Il verdetto, emesso dai giudici di secondo grado del capoluogo nel 2006, è definitivo e l'imputato ha scontato la pena. L'eventuale revoca azzererebbe però gli effetti accessori della condanna come l'interdizione dai pubblici uffici e la recidiva. A motivare l'istanza la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, passata in giudicato a settembre del 2015, che bolla come ingiusta la sentenza dei giudici palermitani e condanna lo Stato italiano a risarcire Contrada.
Il precedente difensore aveva, alla luce della pronuncia europea, chiesto la revisione del processo, ma l'istanza è stata respinta la scorsa settimana. «Lo strumento che la Cassazione a sezioni unite ha più volte indicato come il rimedio più idoneo a rimuovere gli effetti giuridici delle sentenze ingiuste a seguito della pronuncia della corte EDU - spiega il legale di Contrada, Stefano Giordano - è la revoca. Lo Stato italiano ha l'obbligo, in base all'articolo 46 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, di mettere in esecuzione le sentenze della corte Edu ed è vincolata a ciò da trattati internazionali».
«Scriverò al Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa - conclude - perchè vigili sulla corretta e tempestiva esecuzione della sentenza».
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