CITTÀ DEL VATICANO. "Esprimo la mia vicinanza ai familiari delle vittime e dei feriti dell'attentato avvenuto ieri a Dacca, e anche di quello avvenuto a Baghdad (questa mattina, ndr), preghiamo insieme, (applauso dalla piazza, ndr) preghiamo insieme per loro, per i defunti, e chiediamo al Signore di convertire il cuore dei violenti accecati dall'odio". Così il Papa subito dopo l'Angelus, parlando in modo visibilmente sentito. Subito dopo ha recitato una "Ave Maria", imitato dalle diverse migliaia di persone presenti nella piazza assolata. Il fatto che non fosse stato distribuito ai giornalisti il testo sugli attentati, fa ipotizzare che papa Francesco, verisimilmente informato molto presto delle bombe esplose oggi in Iraq, e che sembra abbiano causato oltre 80 morti, abbia voluto intervenire spontaneamente, e rinnovare il proprio cordoglio per l'attentato a Dacca, che potrebbe essere opera di bengalesi legati all'Is, e nel quale sono morti anche nove italiani. Si tratta del secondo intervento in due giorni per Dacca, dove, dopo Nassiria, l'Italia ha pagato il più alto tributo in vite umane al terrorismo: nel telegramma alle autorità civili e ecclesiastiche del Bangladesh il Papa ieri si era detto "profondamente rattristato dalla violenza insensata perpetrata contro vittime innocenti a Dacca", esprimendo "di cuore le proprie condoglianze" e condannando "questi atti barbari come offese contro Dio e contro l'umanità". In entrambi gli interventi di papa Francesco, è nettissima la sottolineatura del carattere barbaro, violento, causato dall'odio, di tali atti terroristici. Oltre a esprimere vicinanza ai familiari delle vittime e partecipazione al dolore di chi viene colpito, papa Bergoglio mette in luce la estraneità dei terroristi rispetto alla fede, non religiosi, ma violenti, non uomini di fede, ma gente che reca offesa a Dio e all'umanità. Vittime di questo terrorismo infatti sono persone di tutte le fedi, anche moltissimi musulmani, e cristiani, e hindu, e la strada che il Papa indica per tentare di disarmarli è l'unione per la pace di quanti hanno buona volontà, indipendentemente dalla fede professata.