ROMA. Sbarchi e soccorsi senza fine nel Canale di Sicilia. Ieri pomeriggio il terzo naufragio in tre giorni, un'altra tragedia che, secondo gli ultimi aggiornamenti, ha provocato almeno 45 vittime. Un barcone stracarico di migranti è semiaffondato. Sul posto è intervenuta la nave Vega della Marina militare che ha salvato 135 persone. Sono appunto 45 i corpi recuperati, e si teme che i dispersi siano decine. Così come addirittura "un centinaio" - secondo alcune testimonianze, tutte da verificare - sarebbero le persone che mancano all'appello tra quelle del naufragio di giovedì. Diciassette, ieri, le operazioni di soccorso coordinate dalla centrale operativa di Roma delle Capitanerie di Porto: oltre 2.000 le persone tratte in salvo da mezzi della stessa Guardia costiera, della Marina Militare, di organizzazioni non governativa e di quattro rimorchiatori e un mercantile dirottati per i soccorsi. Circa 1.900 persone erano a bordo di 16 gommoni, tutti soccorsi. Alcuni centinaia si trovavano invece sul barcone semiaffondato. Giovedì le persone tratte in salvo erano state 4.000. E per oggi si attende l'arrivo a Catania di un rimorchiatore con 890 migranti, un centinaio dei quali sono donne e minori. Un copione noto, che si ripete all'indomani dei naufragi avvenuti giovedì e mercoledì. Sulla tragedia si infuoca adesso anche la polemica politica. La Lega alza la voce, Salvini teme "l'invasione" e chiede un incontro urgente al premier: "Di fronte alle 4.000 persone salvate ieri, ai morti annegati, agli oltre 40 mila sbarcati dall'inizio dell'anno non possiamo stare zitti e fermi. Vogliamo presentare le nostre proposte. Ci rifiutiamo di assistere a questo disastro in silenzio". Ma già prima che il leader del Carroccio parlasse, Renzi dal Giappone, dove ha partecipato alla conferenza conclusiva del G7 - da cui è arrivato un appello a dare una "risposta globale" a quella che è una "sfida globale" - ha invitato a tenere i nervi saldi: "Parlare al momento di emergenza è fuori luogo", ha detto. "Il Migration Compact va bene" ora "aspettiamo la fase di concretizzazione" per iniziare a lavorare con i primi paesi della fascia subshariana, interessati a lavorare con la Ue, come il Niger. Ma i migranti non giungono solo da quell'area e non giungono solo via mare, soprattutto da quando, come sottolinea il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, si è aperta la rotta Balcanica. E questo pone un quesito anche sotto il profilo della loro redistribuzione. Perché "quando eravamo a 170 mila arrivi, nel 2014 e gli altri paesi a zero, la redistribuzione era a nostro vantaggio. Ma ora che ne sono arrivati tantissimi in Grecia, Ungheria, Austria non è neanche detto che saremo tra i paesi cedenti migranti con i ricollocamenti e non dovremmo invece prenderne". Certo, "la risposta dell'Europa è lenta", mentre terrorismo, scafisti, trafficanti "sono veloci", osserva Alfano ed è soprattutto sul fronte dei rimpatri degli irregolari che "l'Ue rischia il collasso".