Emergenza migranti, la Caritas: "In Sicilia servono più strutture, troppi i minori non accompagnati"
PALERMO. “In Sicilia va potenziata la seconda accoglienza: le strutture esistenti non bastano. Se quella straordinaria, al momento dello sbarco, è impeccabile e funziona molto bene, sono ancora pochi gli Sprar (strutture per richiedenti asilo e protezione internazionale)”. A dirlo è don Enzo Cosentino, direttore regionale della Caritas, intervenendo in generale sul fenomeno migratorio nell’Isola. “Servono anche più hot-spot, per esempio a Palermo, per accelerare le procedure di identificazione”. Ieri pomeriggio l’ennesimo sbarco a Palermo: oltre 1045 migranti soccorsi nelle acque del Canale di Sicilia, tra cui molti minori stranieri non accompagnati, circa 250. Un numero, quello degli adolescenti che arrivano senza genitori che tende ad aumentare negli ultimi sbarchi. “Arrivano sempre più minori e diminuisce anche l’età media – spiega Cosentino -. Se fino a qualche tempo fa, i ragazzi non accompagnati avevano per lo più un’età media di 16-17 anni, negli ultimi sbarchi sono arrivati anche molti tredicenni. Segnale che nei loro Paesi la situazione è sempre più complessa e si fugge prima. Pur sapendo di rischiare la vita”. Ieri, intanto, la terribile notizia della bimba di nove mesi giunta a Lampedusa solo, dopo la morte della mamma durante la traversata. E poi l’ultimo naufragio al largo della Libia: un peschereccio, con a bordo oltre 500 persone, si è capovolto. Cinque i corpi recuperati. “I viaggi si fanno sempre più pericolosi. I rischi sono maggiori nelle traversate. Si affronta il mare anche a bordo di un gommone, stipato di disperati che fuggono da guerre, povertà e torture. Eppure l’Europa da madre accogliente sta chiudendo le porte ai migranti, creando muri e controllando le frontiere”. In Italia, in Sicilia, i migranti continuano a sbarcare e ad essere accolti. Secondo il direttore di Caritas Sicilia, però, il sistema di accoglienza ha ancora qualche falla. “L’accoglienza straordinaria, cioè quella che avviene a poche ore dallo sbarco è ottimale. Dovrebbe essere migliorata quella di secondo livello. I Cas (centri di accoglienza straordinaria) dovrebbero essere temporanei, ma spesso si intasano perché troppo lente le procedure di rilascio dei documenti e il riconoscimento dell’asilo o della protezione internazionale”. Così i centri si affollano e i posti spesso non bastano. Mentre le strutture di secondo livello, gli Sprar, che invece puntano a integrazione e inserimento sociale dei migranti, “sono ancora pochi in Italia. Molti Comuni sono ancora poco disponibili ad accogliere i migranti. Servirebbero invece più strutture capaci di prendere in carico queste persone”. Intanto, dopo l’appello di Papa Francesco, che invita a estendere l’accoglienza in parrocchie e istituti religiosi, in Italia si sono mobilitate 196 diocesi, che hanno attivato oltre 22 mila accoglienze. Mentre proprio dalla Caritas siciliana era partito un progetto, poi adottato a livello nazionale, “Warm up”, per la fornitura di abbigliamento e calzature da distribuire ai profughi già nella navi, nel corso delle operazioni di soccorso e salvataggio in mare.