RAGUSA. E' stata una domenica in cui le acque siciliane si sono sporcate di sangue. Tre morti, tutti romeni, in due frangenti diversi e in due luoghi diversi. Due morti annegati nel fiume Simeto alle pendici dell'Etna, un altro nel Ragusano. Due amici romeni di 27 e 19 anni sono stati trovati morti dopo aver fatto un bagno nel fiume Simeto.
Per rinfrescarsi dalla giornata calda due dei tre ragazzi hanno deciso di fare il bagno, il terzo è rimasto sulla riva: ha visto gli altri trascinati via dalla corrente del fiume, ed ha avvertito i carabinieri, chiamando il 112. Nella zona sono scattate le ricerche alle quali hanno partecipato, oltre a militari dell'Arma, i vigili del fuoco con personale di Paternò, un elicottero, il Drago 68, una squadra di sommozzatori ed esperti del team Speleo alpino fluviale.
Nel pomeriggio un amico aveva lanciato l'allarme ai carabinieri e sono subito partite le ricerche per trovare i due dispersi. Fino alla tragica scoperta. I due ragazzi sono morti annegati: stavano facendo il bagno vicino al ponte Barca, nel territorio di Paternò, quando la corrente li ha trasportati a valle del corso d'acqua. I corpi sono stati recuperati dai sommozzatori dei vigili del fuoco di Catania vicino al punto dal quale si erano tuffati. A lanciare l'allarme era stato un loro amico e connazionale con il quale si erano recati nel luogo della tragedia per pescare.
L'altra tragedia si è consumata in mare nei pressi della spiaggia della Lanterna a Scoglitti nel Ragusano, dove un gesto eroico si è purtroppo trasformato in un dramma. Un ragazzo rumeno si è tuffato per soccorrere una ragazza che aveva avuto un malore. Sono intervenuti i carabinieri e la guardia costiera, ma il soccorritore non ce l'ha fatta.
La vicenda ricorda quella di un ragazzo di 18 anni di origine marocchina, Mounir Chouaib, disperso in mare circa un mese fa nel tratto di costa dell’Addaura e ritrovato privo di vita dopo alcuni giorni di ricerche. Il ragazzo si era tuffato, era sempre una domenica, intorno alle 15 dalla scogliera all'altezza dell'ex stabilimento "Acapulco", il cosiddetto curvane della località palermitana.
Il ragazzo fece un primo tuffo, dopo che è riemerso, ne ha fatto un secondo e ha sbattuto la schiena - secondo la ricostruzione che fu fatta dagli investigatori -. L’amica e un gruppo di ragazzi italiani nelle vicinanze lanciarono l'allarme ma il ragazzo non è più riemerso vivo dall'acqua.
Per tutta la notte una motovedetta della guardia costiera pattugliò quel tratto di mare solo dopo due giorni il corpo di Munir fu trovato.
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