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Lavoro nero e sfruttamento, papa Francesco: "Sono peccati mortali"

CITTÀ DEL VATICANO. «Chi accumula ricchezze con sfruttamento, lavoro in nero, contratti ingiusti, è una sanguisuga che rende schiava la gente. Il sangue di chi è sfruttato nel lavoro è un grido di giustizia al Signore. Lo sfruttamento del lavoro nero, nuova schiavitù, è peccato mortale». Lo ha detto il Papa nella messa a Santa Marta, secondo quanto si legge sulla pagina twitter dell'Osservatore romano.

Il Papa chiede poi di non cedere alle pur comprensibili «paure» che «terrorismo» e afflusso dei profughi inducono in noi, a cooperare per «affrontare» i problemi sicchè siano «garantiti di diritti» dei profughi e rifugiati, ad «assisterli» quando giungono nei nostri Paesi e a promuovere «iniziative per aiutare le popolazioni a restare in patria». Ha chiesto anche «sforzi per privare delle armi quanti usano violenza», di porre fine a traffico umano e commercio di droga.

La preoccupazione per i rifugiati e la necessità di una azione comune internazionale per affrontare questo problema sono stati al centro del discorso che papa Francesco ha rivolto agli ambasciatori di Seychelles, Thailandia, Estonia, Malawi, Zambia e Namibia, appena ricevuti nella Sala Clementina del Palazzo apostolico per la presentazione delle credenziali.

Papa Francesco ha anche esortato a non «permettere che malintesi e paure indeboliscano la nostra determinazione. Piuttosto, - ha commentato - siamo chiamati a costruire una cultura del dialogo 'che ci aiuti a riconoscere l'altro come un interlocutore valido; che ci permetta di guardare lo straniero, il migrante, l'appartenente a un'altra cultura come un soggetto da ascoltare, considerato e apprezzato (la citazione è dal suo discorso al conferimento del premio Carlo Magno)».

«In tal modo - ha sottolineato papa Bergoglio rivolto ai nuovi diplomatici accreditati presso la Santa Sede - promuoveremo un'integrazione che rispetti l'identità dei migranti e preservi la cultura della comunità che li accoglie, e arricchisca al tempo stesso entrambi. Questo è essenziale.

Se incomprensione e paura prevalgono, - ha spiegato - qualcosa di noi stessi è danneggiato, le nostre culture, la storia e le tradizioni vengono indebolite, e la pace stessa è compromessa. Quando d'altra parte noi favoriamo il dialogo e la solidarietà, a livello sia individuale che collettivo, è allora che sperimentiamo il meglio dell'umanità e assicuriamo una pace duratura per tutti, secondo il disegno del Creatore».

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