ROMA. «È una giornata di svolta, dal passato al futuro, dopo tre anni trascorsi in sospeso. Ora vorrei reinserirmi nella società come una donna normale». È contenta ed emozionata Lucia Annibali. La Cassazione ha confermato la più dura delle pene per l'uomo che commissionò l'agguato con l'acido che le ha deturpato il viso: 20 anni a Luca Varani, per tentato omicidio, lesioni gravissime e stalking. Sconteranno 12 anni Altistin Precetaj e Rubin Talaban, gli esecutori materiale dell'agguato. Varani assoldò i due albanesi per sfregiare Lucia. Il 16 aprile del 2016 l'aspettarono sul pianerottolo di casa, per gettarle l'acido in faccia.
Ma i giudici hanno riconosciuto Varani colpevole anche di voler attentare alla vita dell'ex fidanzata facendo saltare in aria la sua cucina. Una circostanza appurata nelle sentenze di merito e che l'uomo ha sempre negato, sulla quale ora arriva il visto della prima sezione penale della Cassazione. Da un collegio con una presidente donna, Maria Cristina Siotto. «Non nascondiamo la polvere sotto al tappeto. Sappiamo che quello che è successo è grave. Ma Varani vuole pagare per quello che ha fatto non per quello che gli viene attribuito», aveva detto il suo avvocato, Roberto Brunelli entrando in Cassazione di buon mattino. Il suo ricorso tendeva infatti a riaprire il processo per l'accusa più grave, quella di tentato omicidio.
Nella requisitoria il pg Paolo Canevelli aveva ritenuto «infondata ogni richiesta riguardo all'entità della pena», avanzata da Varani, sottolineando come «tutto quello che è stato scritto sulla responsabilità per tentato omicidio si tiene con ogni elemento raccolto, il possesso delle chiavi, la mancanza di alibi, il movente e la manipolazione del tubo del gas» a casa di Lucia. L'uomo ora è rinchiuso nel carcere di Teramo. Non ha mai parlato durante le fasi processuali.
E di recente è stato protagonista di una puntata contestata di 'Storia maledettè, sulla Rai. In quell'occasione aveva chiesto a suo modo perdono: «Non c'è un giorno, non c'è un'ora che non penso a Lucia». Proprio come Lucia, che non può non pensare a lui ogni volta che si guarda allo specchio. Ora che «questa parte processuale è finalmente finita», la giovane si è tolta «un peso» e pensa al futuro. «La mia è una storia di speranza. Significa che non è mai finita», ha detto rivolgendo poi un pensiero a chi vive una situazione simile alla sua: «Sono vicina ai ragazzi di Milano che sono rimasti ustionati come me».
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