ROMA. «Il fatto non costituisce reato»: per questo motivo la Cassazione ha annullato completamente la condanna a sei mesi di reclusione e cento euro di multa, per furto, inflitta dalla Corte di Appello di Genova a un giovane straniero senza fissa dimora, affermando che non è punibile chi, spinto dal bisogno, ruba al supermercato piccole quantità di cibo per «far fronte» alla «imprescindibile esigenza di alimentarsi». Con questo verdetto la Suprema Corte ha giudicato legittimo non punire un furto per fame del valore di 4 euro e sette centesimi per wurstel e formaggio.
A fare ricorso in Cassazione non è stato il giovane senza fissa dimora, Roman Ostriakov, originario dei Paesi dell'Est. Il ricorso lo ha fatto il Procuratore generale della Corte di Appello di Genova che chiedeva per l'imputato, non l'assoluzione, ma uno sconto di
pena con la derubricazione del reato da furto lieve, come stabilito in primo e secondo grado, in tentato furto dal momento che Roman era stato bloccato prima di uscire dal supermercato, dopo essere stato notato da un cliente zelante e poco solidale con lo stomaco vuoto altrui che aveva avvertito il personale vigilante. Il clochard alla cassa aveva pagato solo una confezione di grissini, non i wurstel e le due porzioni di formaggio che si era messo in tasca. Venne fermato mentre stava per uscire dal negozio e quasi sperava di avercela fatta.
Dalla sentenza degli ermellini - numero 18248 della Quinta sezione penale - si apprende che Roman aveva già dei precedenti di furti di generi alimentari di poco prezzo, commessi sempre perchè spinto dalla fame, cronica come la sua situazione di indigenza e di emarginazione. Ad avviso dei supremi giudici quello commesso da Roman è un furto consumato e non tentato, ma - a loro avviso - «la condizione dell'imputato e le circostanze in cui è avvenuto l'impossessamento della merce dimostrano che egli si impossessò di quel poco cibo per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità». Così è stata annullata senza rinvio la sentenza di condanna inflitta in appello, il 12 febbraio del 2015, «perchè il fatto non costituisce reato».
Il collegio degli 'ermellinì è stato presieduto da Maurizio Fumo, il consigliere relatore è Francesca Morelli. Anche la Procura della Cassazione aveva chiesto l'annullamento senza rinvio della decisione dei 'severì magistrati genovesi.
«La Cassazione ha stabilito un principio sacrosanto: un piccolo furto per fame non è in alcun modo equiparabile a un gesto di delinquenza, perchè l'esigenza di alimentarsi giustifica il fatto», ha commentato Carlo Rienzi, presidente del Codacons. «Negli ultimi anni di crisi economica è aumentato a dismisura il numero di cittadini, specie anziani, costretti a rubare nei supermercati per riuscire ad arrivare a fine mese. In questi casi il reato è commesso non dal ladro ma dallo Stato che abbandona i più deboli al loro destino portandoli a compiere gesti come furti di alimenti», ha concluso Rienzi.
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