Lunedì 23 Dicembre 2024

Il figlio di Riina ospite da Bruno Vespa, richiamo del consiglio Agcom per la Rai

ROMA. Doppio affondo dell'Agcom contro la Rai: nel mirino la controversa puntata di Porta a porta del 6 aprile con Salvo Riina, figlio del boss di Cosa Nostra Totò, e l'informazione sul referendum sulle trivelle. Il presidente Cardani prende carta e penna e indirizza un duplice, 'fermo richiamò alla tv pubblica, invitandola ad adeguarsi ai rilievi, pena «idonei provvedimenti». Le due lettere, indirizzate al capo azienda Campo Dall'Orto, vengono diffuse proprio nelle ore in cui il dg illustra in Vigilanza, tra slide e diretta streaming, il nuovo piano industriale destinato a rifondare l'azienda. Il primo 'schiaffo' riguarda il caso Riina Jr: dopo la levata di scudi di buona parte del Parlamento, l'intervento delle massime cariche dello Stato, la protesta dei parenti delle vittime e qualche mal di pancia anche ai vertici Rai, Cardani stigmatizza la «censurabile unilateralità di molte fasi dell'intervista» di Vespa a Riina Jr, a suo giudizio «condotta senza un adeguato contraddittorio». Il Garante, che si è mosso sulla base di un esposto del deputato Pd Anzaldi, segnala «criticità» nelle «modalità» e nella «contestualizzazione» del colloquio, nonchè nella «complessiva caratterizzazione» dell'intervistato. Per Cardani, sarebbero state opportune «una più esauriente ricostruzione delle biografie del personaggio intervistato e delle altre persone citate ed una più rigorosa contestualizzazione storica dei fatti».  E invece «le reticenze e le omissioni dell'intervistato lasciate senza sostanziali repliche idonee a fornire al telespettatore una rappresentazione veritiera e completa, hanno pregiudicato la completezza delle informazioni» e posto in secondo piano «il rispetto della sensibilità degli spettatori e, primo fra tutti, del dolore dei parenti delle vittime di mafia». Vespa non ci sta: si dice «profondamente sorpreso» dai rilievi dell'Agcom, «che non ricordo essersi mai espressa con tanta clamorosa severità nei confronti di una intervista televisiva», sottolinea. Per il giornalista, lo spettatore ha «capito perfettamente chi fosse l'intervistato», le domande e le contestazioni sono state «puntuali e non elusive» e le immagini delle stragi di Capaci e di via D'Amelio hanno «pienamente soddisfatto la completezza informativa», grazie anche alla presenza in studio del «figlio di una vittima simbolica di Capaci». Vespa rivendica, perciò, «di aver rispettato ancora una volta la deontologia professionale e la dignità della persona con lo scrupolo che da 50 anni caratterizza la mia attività». Se la presidente dell'Antimafia Rosy Bindi plaude al richiamo dell'Agcom («Quell'intervista - ribadisce - è stata una grave ferita alla credibilità del servizio pubblico»), Anzaldi torna ad incalzare il vertice Rai: «Il dg dica quali provvedimenti intende assumere». Sulla stessa linea il presidente della Vigilanza Fico, che invoca «interventi concreti» sia su Porta a porta sia sulla «pessima informazione fatta durante la campagna referendaria». È proprio l'esponente M5S ad annunciare che l'Agcom ha bacchettato la Rai per le «informazioni non corrette sul referendum» trivelle diffuse in programmi come Agorà e Unomattina, «sminuendo la valenza nazionale della consultazione e venendo meno ai principi di imparzialità e correttezza». Le polemiche non rimbalzano in Vigilanza, dove non c'è tempo per le domande dei commissari: per quasi due ore e mezza il dg, chiamato ad illustrare il nuovo piano industriale, parla di servizio pubblico del futuro e di investimenti nell'innovazione, liquida come «non rilevante» la polemica sulle assunzioni esterne, difende il team scelto per affiancare Carlo Verdelli nella direzione editoriale per l'informazione e annuncia che a metà giugno sarà definito «il posizionamento dei tg» e «il primo settembre il rapporto con l'infotainment». Intanto all'assemblea di Rai Way i fondi esprimono parere negativo sui nuovi membri del cda, Raffaele Agrusti (neo presidente) e Nicola Claudio. Una formalità, viene spiegato, dovuta al mancato rispetto dei termini di presentazione delle candidature da parte di Rai Way. Secondo fonti interne a Rai Way, il parere negativo dei fondi è infatti un atto dovuto, visto che la società ha presentato i nomi dei candidati solo 2-3 giorni fa, invece dei 15 giorni necessari per effettuare le opportune verifiche.

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