POTENZA. Da indagato con varie accuse, oggi, Gianluca Gemelli ha presentato una memoria difensiva e ha risposto per quasi tre ore alle domande dei pm dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata. I contenuti dell'interrogatorio, durato circa tre ore, sono stati secretati: secondo indiscrezioni circolate in serata, le risposte dell'imprenditore siciliano non avrebbero convinto completamente il pool investigativo. Accompagnato dall'avvocato Paolo Carbone, Gemelli - arrivato a Potenza nell'ultimo giorno della missione in Basilicata della Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti - è entrato nel palazzo di giustizia poco dopo le 10. E' stato assalito da giornalisti e telecamere, ma ha varcato in silenzio il portone d'ingresso principale. Quindi nessuna entrata "protetta" dal cancello secondario di via Nazario Sauro; nessun riguardo come successo nelle scorse settimane alla sua compagna (o ex compagna), l'ex ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi ("persona offesa", dimessasi lo scorso 31 marzo), e al Capo di Stato maggiore della Marina, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi (indagato solo per abuso d'ufficio). Dopo un'attesa di circa un'ora, è cominciato l'interrogatorio davanti ai pm che qualche tempo fa ne avevano chiesto l'arresto (richiesta non accolta dal gip): erano presenti il procuratore aggiunto Francesco Basentini, il sostituto Laura Triassi, il pm della Direzione nazionale antimafia Elisabetta Pugliese e il capo della Squadra mobile di Potenza, Carlo Pagano. Poco prima delle 15, Gemelli è uscito dal palazzo di giustizia. La nuova ressa di cronisti e cameramen (uno è anche caduto) non lo ha smosso dalla strategia della mattina: nessuna risposta alle domande dei giornalisti che lo hanno inseguito fino all'automobile, concedendo ai microfoni solo la "preoccupazione" per aver perso nella confusione il suo avvocato. E, così, per la felicità dei fotografi, è salito sul predellino. Poi, "ritrovato" il legale, che in realtà era già in auto, ha chiuso la portiera e il suv è ripartito, portando con sé i tanti dubbi sul suo ruolo, che è centrale per il pool, nel "quartierino romano". Una "combriccola" - come l'ha definita la stessa Guidi in una conversazione intercettata - un comitato d'affari con interessi nel settore del petrolio non solo in Basilicata, per il progetto della Total "Tempa Rossa" a Corleto Perticara (Potenza), e in Sicilia, per il porto di Augusta (Siracusa), ma anche - sospettano gli investigatori - altrove. Stamani, mentre era in corso l'interrogatorio di Gemelli, nella prefettura di Potenza la Commissione bicamerale ha riassunto in una conferenza stampa la missione di tre giorni in Basilicata. La questione principale riguarda il futuro del Centro Oli di Viggiano dell'Eni, che va verso la fermata generale (fino allo scorso 31 marzo si producevano 75 mila barili al giorno) con la prossima messa in cassa integrazione o riallocazione dei 354 dipendenti. Per il presidente, Alessandro Bratti (Pd), "nell'attuale fase transitoria, pur rispettando l'opera della magistratura, è auspicabile che si cerchi una soluzione che, tenendo ambiente e salute al sicuro, mandi avanti l'attività lavorativa". E poi ha "bocciato" l'operato, almeno negli ultimi dieci anni, di Regione e Arpab: "Hanno un'enorme responsabilità". Alla stessa Commissione, oggi, i dirigenti dell'Eni hanno ribadito che "dal punto di vista tecnico ed operativo non è possibile proseguire, nemmeno parzialmente, l'attività produttiva del Centro Oli".