CITTA' DEL VATICANO. Papa Francesco sempre dalla parte degli ultimi, siano essi i profughi di Lesbo o Lampedusa, ma anche i tanti giovani, e non solo, italiani che pur di non restare disoccupati scelgono di lavorare nei call center, non sempre trattati con tutti i diritti. Bergoglio è sceso in difesa del lavoro precario, in occasione della preghiera del Regina Coeli in piazza San Pietro: «Sono vicino alle tante famiglie preoccupate per il problema del lavoro. Penso in particolare alla situazione precaria dei lavoratori italiani dei Call Center: auspico che su tutto prevalga sempre la dignità della persona umana e non gli interessi particolari». Per i sindacati è positivo il richiamo fatto da Papa Francesco alla 'situazione precarià dei lavoratori dei call center, perchè «non si tratta più di un lavoretto, per tante famiglie è diventato il lavoro principale». Massimo Cestaro, segretario generale del Slc-Cgil, commentando le parole del Pontefice, ha ricordato che i casi più recenti finiti all'attenzione del Governo, e anche sicuramente sulla scrivania del Papa, sono state le due crisi di Almaviva e Gepin, con migliaia di posti di lavoro a rischio in particolare in Sicilia, che «sono solo la punta dell'iceberg» di un comparto in difficoltà. Con le novità approvate dal Parlamento e l'avvio del processo contrattuale, ha spiegato Cestaro, si può sperare di «arrivare alla creazione di grandi gruppi che possano agire da aggregatori». Perchè il mercato dei call center è in questo periodo in una «situazione di polverizzazione insostenibile», che rende difficile anche l'esatto calcolo del numero degli addetti. Per il settore, che non è certo piccolo quanto a numeri di impiegati, si parla circa di 80.000 lavoratori, «la metà - ha concluso Cestaro - nel settore della committenza delle tlc, con a seguire i bancari e l'energia». «Questo Pontefice è un vero filantropo - ha commentato Francesco Volpe, 43 anni, dipendente di Almaviva, sposato e con una bimba di 4 anni. Il suo è un messaggio forte. Da lavoratore lo apprezzo e mi auguro possa arrivare al cuore delle persone e che la nostra dignità possa prevalere sugli interessi economici, perchè dietro il dramma dei lavoratori di Almaviva ci sono solo interessi economici». Almaviva un mese fa ha annunciato 2.988 licenziamenti su scala nazionale: 1.670 a Palermo, 918 a Roma e 400 a Napoli. Francesco Volpe da 14 anni lavora per la società e anche sua moglie Fanny Marsala è una dipendente del gruppo. «È stata assunta nel 2001 dall'azienda a Palermo. Lavoriamo entrambi nella sede di via Marcellini». «Mi auguro - continua - che le parole di Papa Francesco possano fare breccia nel cuore dei vertici di Almaviva. L'azienda sostiene che a Palermo, Roma e Napoli ha perdite mensili per un milione e mezzo di euro, se non si riuscisse ad arrivare a un accordo, i 1.670 licenziamenti annunciati a Palermo avrebbero ripercussioni drammatiche sull'intera economia della città». Domani l'azienda incontrerà i sindacati a Roma per discutere del piano di esuberi. L'auspicio è che si possa arrivare a un'intesa, in vista del vertice di mercoledì prossimo al ministero dello Sviluppo economico, dove governo e parti sociali torneranno a discutere della crisi del gruppo.