ROMA. Oltre 4.100 migranti sono stati soccorsi in soli due giorni nel Canale di Sicilia, mentre nove persone sono morte affogate. Lo ha annunciato il rappresentante dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) a Roma Flavio Di Giacomo precisando che i dati si riferiscono a lunedì e martedì.
Le operazioni di soccorse sono state condotte dalla Guardia costiera italiana, dalla Marina, dalla Guardia di Finanza e dalla nave norvegese 'Siem Pilot' e tedesca 'Frankfurt'. I migranti sono stati portati a Lampedusa, Augusta, Pozzallo, Messina, Catania, Palermo, Reggio Calabria e Cagliari. "Lo staff dell'Oim ha incontrato alcuni dei profughi e ha potuto constatare che la maggior parte di loro è partita dalla Libia. Quanto alla nazionalità, molti provengono dall'Africa subsahariana. E sono in aumento i migranti eritrea", ha dichiarato il direttore dell'Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo Federico Soda.
E sono seimila i migranti arrivati sulle coste italiane negli ultimi cinque giorni e i numeri sono destinati ad aumentare nelle prossime ore. E' l'allarme lanciato dall'Oim a Ginevra: "6.021 migranti e profughi hanno compiuto la pericolosa traversata del Mediterraneo da martedì scorso", ha dichiarato il portavoce dell'Oim Joel Millman precisando che 174 di queste persone sono invece approdate in Grecia.
Di immigrazione ha parlato anche il premier Matteo Renzi in conferenza stampa a Palazzo Chigi: "Abbiamo le idee chiare su come" affrontare il problema immigrazione: "chiediamo all'Unione europea di farsi portatrice di una strategia, a partire dagli aiuti ai Paesi africani e dagli interventi in Africa per bloccare i viaggi della morte".
"Si passa dal silenzio di tomba agli allarmi esasperati sul tema dell'immigrazione. Qual è la realtà? C'è un problema - sottolinea il presidente del Consiglio - che riguarda anche il nostro Paese, ma non è particolarmente più grande di qualche anno fa. Nel 2014 dal primo gennaio al 14 aprile ci sono stati 20.465 sbarchi, nel 2016 nello stesso arco di tempo gli sbarchi sono passati a 23.700, quindi poco meno di tremila in più. E' un numero che va seguito con grande attenzione. Noi abbiamo in corso tutte le nostre iniziative, ma non siamo in presenza di un'invasione o un dramma".
"Adesso possiamo lavorare con il governo libico, che non è al massimo delle sue potenzialità, ma comunque c'è. Dunque non voglio minimizzare, ma è importante dare un messaggio di serietà", spiega il premier. "L'Italia è un grande Paese che affronta una problematica non nuova con tutta la determinazione del caso, come abbiam fatto anche quando i media non se ne occupavano".
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