Lunedì 23 Dicembre 2024

Sacramenti ai risposati, le aperture del Papa: "Superiamo le esclusioni. Evitiamo gli scandali"

CITTÀ DEL VATICANO.  Il Papa esplicita in una nota, riferendosi a quello che può fare la Chiesa per integrare i divorziati risposati: «In certi casi potrebbe essere anche l'aiuto dei sacramenti». E ricorda la sua Evangelii Gaudium nella quale scriveva che "il confessionale non deve essere una sala di tortura" e che l'Eucaristia "non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli". Per quello che era il nodo più controverso dei due Sinodi sulla famiglia e dell'intera pastorale familiare, papa Francesco, citando ampie parti della Relatio finalis del Sinodo 2015, spiega che "i divorziati che vivono una nuova unione possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale". "Una cosa - osserva - è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell'irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe". La Chiesa riconosce "situazioni in cui l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione". C'è anche il caso di quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto, o quello di 'coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell'educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido. "Altra cosa invece - prosegue - è una nuova unione che viene da un recente divorzio, con tutte le conseguenze di sofferenza e di confusione che colpiscono i figli e famiglie intere, o la situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari". Secondo il Pontefice, "dev'essere chiaro che questo non è l'ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia". Il "discernimento dei Pastori", quindi, "deve sempre farsi 'distinguendo adeguatamente'", e sapendo che "non esistono 'semplici ricette'". Comunque, "i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo". La "logica dell'integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale, perchè non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza". "La loro partecipazione - spiega il Papa - può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate. Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo". Questa integrazione »è necessaria pure per la cura e l'educazione cristiana dei loro figli, che debbono essere considerati i più importanti«. Bergoglio spiega come, tenendo conto »dell'innumerevole varietà delle situazioni concrete«, »non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi. È possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poichè 'il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casì, le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi«. E in una nota il Papa aggiunge: »Nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c'è colpa grave«. I sacerdoti hanno quindi il compito di »accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l'insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo. In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento«. Mentre »una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno«, »il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere«. No, comunque, a »messaggi sbagliati, come l'idea che qualche sacerdote possa concedere rapidamente 'eccezionì, o che esistano persone che possano ottenere privilegi sacramentali in cambio di favori«: insomma no a dare l'idea »che la Chiesa sostenga una doppia morale«. In ogni caso, »non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta 'irregolarè vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante«. E allo stesso tempo »le norme generali «non possono abbracciare tutte le situazioni particolari».

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