Il figlio di Riina intervistato da Vespa, scoppia la polemica. La Rai: "Conduttore corretto"
PALERMO. Non è bastata la levata di scudi di buona parte del Parlamento, né l'intervento del presidente del Senato e della Commissione Antimafia, tanto meno la protesta dei parenti delle vittime o delle associazioni per la lotta alla criminalità. Bruno Vespa ha difeso fino in fondo la scelta di mandare in onda a Porta a Porta l'intervista al figlio di Totò Riina, condannato anche lui per associazione mafiosa, che ha appena pubblicato un libro in cui parla del rapporto con il padre e della sua vita familiare. "Per combattere la mafia, che tuttora è potente e gode di protezione diffusa, bisogna conoscerla", ha spiegato il giornalista prima di lanciare l'intervista. "Amo mio padre e la mia famiglia, non tocca a me giudicare le azioni della mia famiglia", ha detto, tra l'altro Riina jr. Dopo una giornata di tensioni e contatti, il dg Antonio Campo Dall'Orto, che aveva scelto di dare forfait ad un incontro al Festival di Giornalismo di Perugia per seguire il caso, ha confermato la stima al conduttore e dato l'ok alla trasmissione. La Rai ha precisato però che domani andrà in onda una puntata dedicata alla lotta alla mafia "per offrire un ulteriore punto di vista contrapposto a quello offerto dal figlio di Riina" con ospiti il ministro dell'Interno Angelino Alfano e il presidente dell'Autorità anticorruzione Raffaele Cantone. Secondo Viale Mazzini si tratta di "polemiche preventive" da parte di chi non ha visto l'intervista, che Vespa conduce "senza sconti". Alle prime polemiche, emerse ieri sera, i vertici della tv pubblica hanno subito capito che bisognava evitare il bis del polverone seguito all'ospitata dei Casamonica a Porta a Porta. Per questo il direttore dell'offerta informativa Carlo Verdelli ha voluto esaminare già ieri l'intervista, dando poi il suo via libera, anche perché era corredata da un dibattito sull'argomento. Dopo un confronto con il direttore di Rai1 Andrea Fabiano, il dg ha deciso quindi di approvare l'idea di una puntata successiva sulla lotta alla mafia per riequilibrare i punti di vista. Una posizione che però non è piaciuta a molti, nel Pd e non solo, perché accrediterebbe la tesi che "sulla mafia ci sarebbero punti di vista contrapposti che hanno diritto, entrambi, ad essere rappresentati". Tante e dure le prese di posizione: a partire da quella del presidente del Senato Pietro Grasso che ha annunciato di non voler vedere la trasmissione, passando dal presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, che ha accusato Vespa di "negazionismo della mafia". Per non parlare delle proteste di Maria Falcone, sorella del giudice, e Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, o della Fondazione Caponnetto e di Don Ciotti. L'ex segretario Pd, Pierluigi Bersani, ha deciso di disertare la prima parte del programma che lo vedeva ospite, costringendo gli autori della trasmissione ad optare per un approfondimento sul caso Regeni. Proprio dai dem è partito il fuoco di fila contro la trasmissione, ma critiche sono arrivate anche da M5S, Sinistra Italiana, verdiniani. Oltre che dalla Federazione Nazionale della Stampa. A difendere Vespa i centristi, di Ncd e Ap, e Forza Italia, che hanno ricordato agli esponenti del centrosinistra il loro silenzio in occasione delle celebri interviste a Ciancimino jr da parte di Michele Santoro. Del caso si è discusso in Commissione di Vigilanza, dove verrà presto ascoltato Fabiano per "fare trasparenza", come chiesto dal presidente della bicamerale, Roberto Fico. L'esponente M5S ha inoltre proposto un atto di indirizzo per regolare la presenza degli ospiti nei talk show, che sarà presto messo all'ordine del giorno. "Negare la sua presenza o la sua intervista a 'Porta a porta' mi sembra una sciocchezza sinceramente", ha spiegato Tina Ceccarelli, la responsabile della cooperativa padovana Diogene presso la quale Salvatore Rina sta scontando il periodo di libertà vigilata