VIENNA. Adesso gli occhi sono tutti puntati sul Mediterraneo e sulle coste italiane. L'arrivo della primavera e la chiusura della rotta balcanica fondano i nuovi timori dell'Europa sull'emergenza profughi, e l'Austria agisce preventivamente: mantenendo la linea dura, annuncia controlli serrati al Brennero, dove farà ricorso ai militari. Una misura già al vaglio da diverse settimane a Vienna, la cui applicazione diventa però più vicina, stando alle dichiarazioni del ministro della Difesa a die Welt. Da lunedì si attendono intanto i primi profughi rifugiati siriani che saranno inviati nell'Ue, in base all'accordo preso con Ankara nell'ultimo vertice a Bruxelles.
Che l'Italia possa finire nuovamente al centro del fenomeno migratorio è chiaro da tempo: ma in questi ultimi giorni il dibattito in proposito si è intensificato. «Visto che i confini esterni dell'Ue non vengono efficientemente tutelati l'Austria a breve metterà in sicurezza i suoi confini», ha detto il ministro Peter Dosozil, annunciando a breve «controlli serrati sul Brennero, anche con soldati». Mentre la ministra dell'Interno Johanna Mikl-Leitner ha affermato al Muenchener Merkur: «Sappiamo che nei prossimi giorni il tempo migliorerà e che centinaia di migliaia di persone si metteranno in cammino».
I cittadini affronteranno con pazienza le presumibili code sul valico, in cambio di sicurezza e stabilità, è il ragionamento. Un esplicito appello di fronte al rischio che monta lungo le sponde del Mediterraneo è arrivato poi dal ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, che dalle pagine di un giornale locale ha messo in guardia dai trafficanti che operano in Libia e da un possibile aumento del flusso di migranti provenienti dal Nordafrica: di fronte alla chiusura dei Balcani, «l'Europa non dovrebbe distogliere lo sguardo dalla circostanza che, protetti dal caos e dalla guerra civile, terroristi di Isis e bande di trafficanti si diffondono a pochi chilometri dalla costa sud dell'Europa», ha detto all'Heilbronner Stimme. Bisogna dunque sostenere il nuovo governo di unità nazionale e agevolarne l'operatività, ha aggiunto.
Intanto la Germania attende lunedì i primi 40 siriani in arrivo per l'accordo stretto con Ankara, e si preparerebbe ad accogliere circa 1600 rifugiati prossimamente, secondo stime circolate sulla stampa tedesca. Il patto con Erdogan prevede come noto che i migranti illegali arrivati in Grecia dalla Turchia dal 20 marzo siano mandati indietro a partire da lunedì, mentre l'Ue si è impegnata ad accogliere un numero analogo di rifugiati legali da Ankara. È il piano per cui si è spesa a fondo Angela Merkel, lodata fra l'altro dal New York Times: le azioni della cancelliera potrebbero costarle il posto, è l'analisi, ma hanno salvato l'anima all'Europa. Una bontà «impopolare», fa notare la testata americana, dal momento che adesso «in molti sembrano averle girato le spalle». Sull'accordo Turchia-Ue, che dovrebbe salvare l'Europa dal rischio disgregazione si è già abbattuta anche l'ombra della denuncia di Amnesty International, che ha accusato il Paese di Erdogan di non essere sicuro per i rifugiati, denunciando il rimpatrio forzato di migliaia di siriani dalla Turchia nel loro paese devastato dalla guerra civile. Anche l'alto commissariato Onu per i Rifugiati Unhcr ha criticato le «troppe gravi lacune» in Turchia come in Grecia.
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