PALERMO. La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti presieduta da Luciana Savagnone ha condannato Antonello Cracolici capogruppo del Pd a risarcire la Regione 346 mila euro per le cosiddette "spese pazze" dell'Assemblea nella scorsa legislatura. La sentenza della magistratura contabile segue quelle a carico di Bufardeci, Musotto, Leontini, De Luca, Maira e Fiorenza. La richiesta della procura era superiore a 400 mila euro.
Per la procura della Corte dei conti il danno quantificato dalla gestione del gruppo del Pd ammonta a 530 mila euro. Oltre a spese per i pasti consumati al bar e alla buvette dell'Ars, regali, convegni e acquisto di copie di libri e giornali, c'era anche il leasing di due auto: una Mercedes e una Audi.
Per Cracolici tutti i componenti del gruppo dovevano rispondere delle spese "in aderenza alle previsioni del regolamento - si legge nella sentenza - erano stati adottati annualmente bilanci preventivi e consuntivi, tutti coloro che avevano concorso all'adozione dei documenti di programmazione delle spese e dei rendiconti".
Da qui Cracolici, difeso dagli avvocati Francesco Stallone e Antonio Saitta, aveva chiesto l'ampliamento della platea dei convenuti con la chiamata in causa di tutto il gruppo consiliare nel corso della XV legislatura: Roberto Ammatuna, Giuseppe Apprendi, Giovanni Barbagallo, Mario Bonomo, Roberto De Benedictis, Giacomo Di Benedetto, Giuseppe Digiacomo, Antonino Di Guardo, Michele Donato Donegani, Davide Faraone, Massimo Ferrara, Cataldo Fiorenza, Michele Galvagno, Baldassare Gucciardi, Giuseppe Laccoto, Giuseppe Lupo, Vincenzo Marinello, Bruno Marziano, Bernardo Mattarella, Camillo Oddo, Filippo Panarello, Giovanni Panepinto, Salvino Pantuso, Giuseppe Picciolo, Concetta Raia, Francesco Rinaldi, Calogero Arturo Speciale, Salvatore Termini, Gaspare Vitrano.
Ma non per i giudici della Corte dei conti, visto che nel regolamento è stabilito che "il presidente è responsabile della gestione finanziaria del gruppo". Per quanto riguarda le auto in leasing, una Mercedes Classe S 320 e un'Audi A6, per 164 mila euro, non c'è danno erariale anche se il presidente Luciana Savagnone, il relatore Roberto Rizzi e Giuseppa Cernigliaro componente stigmatizzano la scelta: "Non v'è dubbio che, soprattutto in un contesto caratterizzato da una congiuntura economica per molti versi drammatica, da un crollo della fiducia nei confronti degli apparati rappresentativi e da tensioni sociali profonde la scelta di utilizzare due lussuose autovetture per svolgere compiti istituzionali appaia, a livello di impressione epidermica, di complicata metabolizzazione".
Sono tutte da risarcire, circa 346 mila euro, le altre spese: 73 mila euro alla buvette dell'Ars; 50 mila euro per un ricorso presentato dal 2008 da Rita Borsellino e altri per l'annullamento delle elezioni del 13 e 14 aprile; 49 mila euro per regali, gratifiche, brindisi augurali pasquali e per l'acquisto di copie di libri e del mensile Agrisicilia e diversi acquisti di fiori per cerimonie funebri. Nella voce convegni ne figurano due dell'allora deputato regionale Davide Faraone: 6 mila euro per un convegno sugli impianti sportivi di Palermo e 3 mila euro per l'agenda digitale del Comune di Palermo. Tra le spese contestate dai giudici, anche quelle sostenute per i sondaggi elettorali, circa 28 mila euro, e a sostegno delle campagne referendarie, quasi 9 mila euro.
"E' stata depositata la sentenza della Corte dei conti che riguarda il gruppo parlamentare del Partito democratico all'Ars nella scorsa legislatura - dice Cracolici -. Nella qualità di capogruppo sono stato condannato per spese pari a 346.317 euro, circa 200 mila in meno rispetto alla cifra inizialmente contestata. Sono turbato per questo giudizio che arriva dopo la richiesta di archiviazione in sede penale e per le cui contestazioni il gruppo parlamentare del Pd ha fornito ogni minuziosa attestazione relativa alle spese sostenute, producendo il tutto in giudizio".
"Ribadisco di essere convinto di aver sempre gestito le risorse del gruppo in maniera corretta al punto da lasciare, alla fine della scorsa legislatura, un avanzo nei conti di circa 800 mila euro: cosa che non era mai accaduta in precedenza. Voglio sottolineare un altro aspetto che considero importante: non mi si accusa di aver messo 'un solo euro in tasca' né di non aver spiegato come è stato speso ogni singolo euro. Si è voluta addebitare la responsabilità al rappresentante del gruppo parlamentare non per spese sostenute nell'interesse personale ma per una 'interpretazione postuma' sulla coerenza delle spese sostenute dal Pd all'Ars rispetto alle finalità istituzionali dei gruppi parlamentari. Tra queste, ad esempio, il costo di sondaggi per valutare l'attività del gruppo tra i cittadini, piccole spese sostenute in occasione della campagna referendaria sull'acqua pubblica e sul nucleare, il costo del buono pasto riconosciuto ai dipendenti del gruppo, il costo delle spese legali per intervenire nel procedimento che avrebbe fatto interrompere la legislatura e quindi cancellato l'esistenza del gruppo, il costo di acquisti di pubblicazioni e promozione delle leggi fatte approvare all'Ars, le spese di rappresentanza sostenute da decenni e che improvvisamente costituiscono 'spesa impropria', compresi i biglietti di auguri natalizi a firma del capogruppo".
"Sono un uomo pubblico e rispettoso delle istituzioni - conclude - e come tale ho rispetto totale della magistratura. La mia fiducia rimane intatta anche in presenza di una sentenza che non condivido ma che sono fiducioso sarà profondamente riformata in sede di appello". Intanto, per il segretario regionale siciliano del Pd, Fausto Raciti, "la sentenza sorprende, specie alla luce della recente decisione della Procura che in merito alle stesse spese ha avuto un orientamento opposto, chiedendo l'archiviazione. Da questa sentenza esce comunque intatta la moralità di Antonello Cracolici, che oggi è chiamato a rispondere solo in qualità di legale rappresentate del gruppo parlamentare del Pd nella scorsa legislatura".
Caricamento commenti
Commenta la notizia