PALERMO. Sapeva che di lì a poco avrebbero arrestato Bernardo Provenzano e che sarebbe finito nei guai. Sapeva che doveva scappare e lo disse anche a un giornalista: Franco Viviano. Continua la Massimo Ciancimino's story nella sua deposizione fiume al processo sulla trattativa Stato-mafia. Questa mattina nell’aula bunker del carcere Ucciardone, il figlio dell’ex sindaco di Palermo ha ricostruito quello che successe poco prima dell’arresto del Binu. "Con Viviano stavamo sempre insieme, ogni giorno. Vacanze, aperitivi - ha spiegato - Quando i servizi mi preannunziarono l'arresto di Provenzano io dissi a Viviano che sarebbe successo qualcosa di importante che avrebbe pregiudicato la mia situazione giudiziaria e che mi avrebbero arrestato. Gli dissi, mentre piangevo al bar Alba, che dovevo partire. A Viviano accennai di avere contatti, ereditati da mio padre, con uomini dei servizi". Al giornalista sarebbero dovuti andare anche i documenti custoditi da Ciancimino nel caso in cui gli fosse successo qualcosa. Ciancimino ha tenuto a ribadire che ha avuto solo problemi e mai vantaggi per quanto detto ai pm. "Fin dal 2006 – ha raccontato - i servizi mi consigliarono di ritrattare, solo così mi sarei potuto salvare. Finora io non ho avuto mai niente, nessun beneficio per la mia collaborazione con la magistratura". Uno dei problemi avuti, anche per le numerose ritrattazioni e per la presentazione di documenti manomessi, è stato il processo per calunnia – attualmente in corso a Caltanissetta – nei confronti dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro e il funzionario dell'Aisi, i servizi di sicurezza, Lorenzo Narracci che hanno ribadito, in quel processo, di non aver mai avuto nessun rapporto con Vito e Massimo Ciancimino. Ma anche oggi, il teste-imputato ha ribadito di avere avuto contatti, quantomeno con qualcuno che facesse da tramite con l’ex poliziotto. "Nel 2004, quando nacque mio figlio, volevo aggiungere il suo nominativo e foto nel mio passaporto per potere viaggiare, ma ci furono subito problemi. Mi dissero – ha detto - alla questura di Palermo che ci volevano accertamenti. Mi sembrò assurdo. Dissi: mi rivolgerò al dottore De Gennaro e così chiamai al numero che avevo". Nessun ricordo, invece, di una lettera scritta presumibilmente dal padre Vito a Marcello Dell'Utri e, per conoscenza, all'ex presidente del consiglio dei ministri Silvio Berlusconi. La lettera risalirebbe al 1994 e fu sequestrata a casa di Ciancimino jr nel 2005. "Anni di carcere - si legge nella missiva - per questa mia posizione politica intendo dare il mio contributo (che non sarà modesto) perché questo triste evento non abbia a verificarsi. Sono convinto che se si dovesse verificare questo evento (sia in sede giudiziaria che altrove) l'on. Berlusconi metterà a disposizione una delle sue reti televisive. Se passa molto tempo e ancora non sarò indiziato del reato di ingiuria, sarò costretto a uscire dal mio riserbo che dura da anni e mi troverò costretto a convocare una conferenza stampa". Ciancimino ha poi chiesto di interrompere l'esame per motivi di salute. La deposizione proseguirà domani.