ROMA. A Gesù "viene negata ogni giustizia" e "prova sulla sua pelle anche l'indifferenza perché nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino". "E penso a tanta gente - ha aggiunto il Papa a braccio nella messa delle Palme, dopo alcuni secondi di silenzio - a tanti emarginati, a tanti profughi a tanti rifugiati" , per i quali "non vogliono assumersi la responsabilità del loro destino". Lo ha detto il Papa nella omelia della messa delle Palme, commentando i passaggi di Gesù tra sinedrio e Pilato e la "umiliazione estrema" che Gesù subisce nella Passione.
Cristo, riassume papa Bergoglio, patisce anche la sensazione di essere stato «abbandonato» da Dio e la tentazione a scendere dalla croce. Durante la messa, come è tradizione, è stato letto l'intero racconto della Passione, dall'ingresso di Gesù a Gerusalemme, acclamato dalla folla, fino alla crocifissione e alla deposizione nel sepolcro.
«La solitudine, la diffamazione e il dolore - ha spiegato papa Francesco ripercorrendo gli ultimi giorni di vita di Gesù - non sono ancora il culmine della sua spogliazione. Per essere in tutto solidale con noi, sulla croce sperimenta anche il misterioso abbandono del Padre.
Nell'abbandono, però, prega e si affida: 'Padre, nelle tue mani consegno il mio spiritò. Appeso al patibolo, oltre alla derisione, affronta l'ultima tentazione: la provocazione a scendere dalla croce, a vincere il male con la forza e a mostrare il volto di un dio potente e invincibile.
Gesù invece, proprio qui, all'apice dell'annientamento, rivela il volto vero di Dio, che è misericordia. Perdona i suoi crocifissori, apre le porte del paradiso al ladrone pentito e tocca il cuore del centurione. Se è abissale il mistero del male, infinita è la realtà dell'Amore che lo ha attraversato, giungendo fino al sepolcro e agli inferi, assumendo tutto il nostro dolore per redimerlo, portando luce nelle tenebre, vita nella morte, amore nell'odio».
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