Venerdì 20 Dicembre 2024

Migranti, la Macedonia chiude le frontiere ai profughi

SKOPJE. La Macedonia ha chiuso i suoi confini per i migranti, e dalla mezzanotte non si accettano più profughi nel centro di accoglienza di Gevgelija. Le autorità a Skopje hanno spiegato che ciò fa seguito alle decisioni di Slovenia Croazia e Serbia di non accettare più migranti senza documenti validi e di ripristinare il regime delle regole Schengen. Nessun migrante è entrato in Macedonia dalla Grecia nelle ultime ore, e in pratica la rotta dei Balcani è stata chiusa. Nel centro di accoglienza di Tabanovce, nei pressi di Kumanovo al confine nord con la Serbia, restano poco più di mille migranti in condizioni molto precarie sia per la scarsità di cibo sia perché sono tutti all'aperto, al freddo e sotto la pioggia. Al tempo stesso a sud sono quasi 15 mila i migranti e profughi bloccati da settimane a Idomeni, in territorio greco alla frontiera con la Macedonia, anche essi in condizioni insostenibili, con una situazione igienico-sanitaria indescrivibile, sotto tende precarie che affondano nel fango. Tantissime famiglie con donne, bambini e anziani molti dei quali malati e bisognosi di assistenza medica. Nessuno sa ancora quale sarà la loro sorte. La Slovenia dalla mezzanotte di oggi ha ripristinato in pieno il regime previsto dalle regole di Schengen alla frontiera con la Croazia, in conformità con l'accordo sulla chiusura della rotta migratoria balcanica raggiunto al vertice Ue-Turchia di lunedì a Bruxelles. Nel darne notizia, l'agenzia slovena aggiunge che la polizia consente l'ingresso in Slovenia solo agli stranieri in possesso di documenti validi per accedere all'area Schengen, a coloro che intendono richiedere la protezione internazionale e a chi necessita di assistenza umanitaria. Ieri il premier Miro Cerar, riferendosi alle conclusioni del summit di Bruxelles, aveva detto che la rotta balcanica non esiste più. «Il vertice ha lanciato un chiaro messaggio a tutti i trafficanti di profughi e ai migranti illegali sul fatto che la rotta balcanica non esiste più», aveva detto Cerar. Poco dopo la Serbia aveva fatto sapere che si comporterà di conseguenza adeguando alle decisioni Ue ogni suo passo in materia di migranti, e adottando misure reciproche ai confini con Macedonia e Bulgaria. «Non possiamo consentire che la Serbia si trasformi in un campo profughi», aveva detto il ministero dell'interno a Belgrado.

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