PALERMO. L'ex capogruppo all'Ars di Udc e poi Pid nella scorsa legislatura Rudy Maira è stato condannato a risarcire alla Regione 407 mila euro per spese "non autorizzate" con i fondi del gruppo parlamentare. A stabilirlo i giudici della Corte dei Conti, presieduta da Luciana Savagnone. Il giudizio davanti ai giudici contabili è scattato dopo un'indagine del nucleo di polizia tributaria della guardia di Finanza di Palermo. Prima di Maira, nei giorni scorsi, erano stati condannati a risarcimento altri due ex capigruppo, Francesco Musotto (Mpa) per circa 600 mila euro e Cataldo Fiorenza (Misto) per 42 mila euro. Secondo i giudici della Corte dei Conti all'ex capogruppo Udc e Pid vengono contestate le spese che riguardano il noleggio per oltre 100 mila euro di tre Audi A6, utilizzate da lui e dall'ex deputato Fausto Maria Fagone; leasing bocciati dalla Procura della Corte dei Conti alla luce anche delle spese di indennità di trasporto su gomma ricevute dai due deputati, che avevano la residenza fuori dal territorio di Palermo, dove ha sede l'Assemblea regionale. Solo per questa voce Maira dovrà restituire circa 65 mila euro alla presidenza del Gruppo, somme spalmate dal 2008 al 2010. Così come i 200 mila euro dati ad alcuni parlamentari, durante la passata legislatura. Maira dovrà restituire anche il denaro usato per pagare i conti alla bouvette dell'Ars, circa 16 mila euro, così come le spese telefoniche del gruppo non dovute visto che i deputati ricevevano un rimborso forfettario per le telefonare di 4.150 euro l'anno. L'ultima voce, contestata dai giudici contabili, riguarda la spesa per cinque messe di suffragio in memoria del padre dell'allora presidente dell'Ars, Francesco Cascio, fatte celebrare nella parrocchia di Sant'Eugenio Papa. "Per Rudy Maira tali spese - si legge nella sentenza - rientrano tra quelle di rappresentanza. Tale qualificazione non può essere condivisa: la celebrazione di una messa in suffragio ha un valore sul piano religioso ma non di certo una funzione a carattere istituzionale o di rappresentanza e come tale, può essere una scelta a carattere personale dell'individuo ma non una spesa di funzionamento del gruppo parlamentare".