BERGAMO. Le donne di Massimo Bossetti, sua madre Ester Arzuffi e sua moglie, Marita Comi, racconteranno mercoledì prossimo come era il muratore prima di quel drammatico 14 giugno del 2014, quando il loro mondo crollò perché il muratore padre di tre figli fu arrestato con la terribile accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Una tredicenne, come quelle che lui avrebbe cercato online. Ester che, a dispetto del Dna, continua a sostenere che Massimo è figlio del marito Giovanni e non dell'autista di autobus Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999. Marita che nei suoi colloqui in carcere da Bossetti pretendeva la verità mentre Massimo negava di essere un assassino. Sempre mercoledì, parleranno anche il fratello di Massimo, Fabio, e suo cognato, mentre il muratore potrà raccontare la sua verità dal 4 marzo. Il calendario lo ha fissato il presidente della Corte d'assise di Bergamo al termine di un'udienza i cui non sono mancati i colpi di scena. A cominciare dall'assenza dei due consulenti informatici della difesa che hanno rinunciato al mandato. Non in polemica con gli avvocati, hanno tenuto a precisare in un documento, ma per una sorta di incompatibilità tra il proseguire il proprio lavoro e altri incarichi provenienti dall'Autorità giudiziaria e anche dall'Arma dei carabinieri, in particolare dal Ros. Incompatibilità che per uno dei legali, Paolo Camporini, "non sussiste perché è un incarico assunto in precedenza e poi c'è un dovere di mandato: prima di rinunciare ad un mandato, visto che c'è un imputato che rischia l'ergastolo, ci vogliono ragioni vere, valide". E con l'avvocato Claudio Salvagni Camporini non nasconde che ciò rappresenta una difficoltà per la difesa che dovrà ricominciare da capo con altri esperti. I difensori non hanno quindi potuto controesaminare quelli della Procura a cui il pm Letizia Ruggeri ha chiesto di illustrare le navigazioni di Bossetti con i due computer di casa e il materiale contenuto in alcune pen drive. In un silenzio glaciale, in aula due carabinieri del Racis e due consulenti informatici hanno elencato le ricerche a sfondo pornografico compiute sul pc di Bossetti riguardanti "tredicenni per sesso" e "ragazzine". Una ricerca di questo tipo risale al 29 maggio del 2014, circa 15 giorni dell'arresto. Ricerche anche su Youtube, mentre ha fatto impressione sentire che con uno dei computer fu visto un video dal titolo "Come rimorchiare una ragazza in palestra". E il pensiero è tornato a quel pomeriggio del 26 novembre del 2010 quando Yara uscì dal centro sportivo di Brembate di Sopra e non fece mai più ritorno a casa. Altre ricerche riguardavano "Fatti di cronaca nera in merito a rapimenti e violenza sessuale su minore". I difensori non si sono scomposti e hanno ricordato come già un Tribunale del Riesame aveva scritto che non vi è la certezza che quelle ricerche siano state fatte proprio da Bossetti.