ROMA. Hanno segato le sbarre e si sono calati giù, riuscendo poi a fuggire a piedi. La più classica - e clamorosa - delle evasioni l'hanno compiuta nel pomeriggio da Rebibbia, a Roma, due giovani romeni, compagni di cella, uno dei quali condannato per omicidio e sequestro di persona, l'altro per rapina, ora ricercati dalle forze dell'ordine. Gli identikit dei due criminali - considerati pericolosi - sono stati diramati a tutte le unità. La fuga è avvenuta nel reparto G11 del Nuovo Complesso del carcere romano, penitenziario che ospita tra l'altro da qualche mese nell'aula bunker il processo per Mafia Capitale. I due romeni, di 28 e 33 anni, ai quali era stato permesso di lavorare in magazzino, secondo le prime ricostruzioni sono riusciti a beffare la sorveglianza e dopo aver segato le sbarre del locale verso le 18.30 si sono calati all'esterno. La zona passeggi in cui si sono trovati é chiusa da tutti i lati, ma non nella parte superiore - secondo una fonte sindacale della polizia penitenziaria -, così sarebbero riusciti a scavalcare la recinzione. Poi i due hanno superato anche il muro di cinta di Rebibbia e si sono trovati in strada lungo via Tiburtina. A piedi si sono dileguati ed é in corso una vasta operazione di polizia, carabinieri e penitenziaria per riacciuffarli. Il sindacato di polizia carceraria Fns Cisl dà la colpa al sovraffollamento di Rebibbia rispetto al numero inadeguato di agenti. "Il personale in servizio di Polizia Penitenziaria nei 14 Istituti Penitenziari della regione Lazio risulta essere sottodimensionato e non più rispondente alle esigenze funzionali degli Istituti - ha detto il segretario aggiunto Massimo Costantino - dove si continua a registrare un esubero di detenuti rispetto alla capienza detentiva prevista". Nel Nuovo Complesso di Rebibbia ci sono secondo Fns Cisl 157 detenuti in più rispetto ai 1.235 previsti. "Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano - dice il segretario nazionale del sindacato Sappe Donato Capece -, finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi antiscavalcamento, potenziando i livelli di sicurezza delle carceri: non è un caso che proprio i sistemi di sicurezza del carcere di Roma Rebibbia sono fuori uso da tempo".