L'AVANA. «Con Kirill è stata una conversazione di fratelli. Abbiamo parlato con tutta franchezza. Sono rimasto felice». Sentir raccontare lo storico colloquio col patriarca di Mosca e di tutte le Russie direttamente dalla voce del Papa: tale la gioia e l'entusiasmo di Francesco per l'avvenuto incontro, che il Pontefice ne ha voluto fare partecipi i giornalisti subito dopo, durante il volo che dall'Avana lo ha portato a Città del Messico.
«Voglio dirvi i miei sentimenti - ha esordito Bergoglio -. Prima di tutto i sentimenti di accoglienza e disponibilità del presidente Raul Castro». Il Papa ha rivelato anche un retroscena della preparazione dell'incontro con Kirill. «Io avevo parlato col presidente Castro di questo incontro l'altra volta (nella sua visita dello scorso settembre, ndr) ed era disposto a fare tutto - ha raccontato -. E lo abbiamo visto: ha preparato tutto per bene. Per questo vorrei ringraziarlo». «Secondo, col patriarca Kirill, è stata una conversazione di fratelli - ha proseguito -. Punti chiari, che ci preoccupano tutti e due. Ne abbiamo parlato con tutta franchezza. Io mi sono sentito davanti a un fratello. E anche lui mi ha detto lo stesso».
«Due vescovi - ha spiegato il Pontefice - che parlano delle situazioni delle loro chiese. Poi della situazione del mondo, delle guerre, guerre che adesso si rischia non essere più tanto 'a pezzì, ma che coinvolgono il mondo». Poi «della situazione dell'ortodossia, del prossimo sinodo pan-ortodosso». «Ma io vi dico davvero - ha ribadito il Papa -, io sentivo una gioia interiore, una gioia del Signore. Lui parlava liberamente e anche io parlavo liberamente. Si sentiva la gioia, i traduttori erano bravi, tutti e due».
Bergoglio ha confermato che «è stato un colloquio a sei occhi: il patriarca Kirill e io, sua eminenza il metropolita Hilarion e il cardinal Koch, e i due traduttori. Ma con tutta libertà: parlavamo noi due, gli altri facevano qualche battuta». Terzo punto. «Si è fatto un programma di possibili attività in comune - ha annunciato Francesco - perchè l'unità si fa camminando. Una volta io ho detto che l'unità si fa nello studio, nella teologia, ma verrà il Signore e noi saremo ancora lì a costruire l'unità». «L'unità si fa camminando - ha ripetuto -, che almeno il Signore ci trovi che stiamo camminando».
Dopo le due ore di colloquio, «noi abbiamo fatto questa dichiarazione che avete in mano», ha quindi aggiunto il Papa. «Ci saranno tante interpretazioni, tante», ha pronosticato, «se c'è qualche dubbio padre Lombardi potrà dire il significato della cosa». «Non è una dichiarazione politica - ha rimarcato Francesco -, non è una dichiarazione sociologica, è una dichiarazione pastorale. Anche quando si pala di secolarismo, di cose chiare, la manipolazione biogenetica, è pastorale, di due vescovi che si sono incontrati con preoccupazione pastorale. Io sono rimasto felice». E adesso, ha concluso con un sorriso pensando all'arrivo a Città del Messico, «mi aspettano 23 chilometri di 'papamobilè aperta».
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