ROMA. Sostiene che «la presenza degli immigrati sia una risorsa per l'economia italiana». E lo fa numeri alla mano: «In Italia più di 600mila persone ricevono la pensione grazie agli stranieri che vivono e lavorano qui». Stefano Solari, docente di Economia politica all'Università di Padova e presidente della Fondazione Leone Moressa, porta all' attenzione dati Istat e del ministero dell' Economia. Numeri che indicano l' influenza del lavoro degli stranieri sull' economia interna del Paese: «Le entrate dello Stato italiano dovute a persone nate all'estero sono circa 16,5 miliardi e le uscite sono 12,6 miliardi. Quindi di fatto c' è un saldo di cassa attivo di poco meno di quattro miliardi. Ciò indica che le nostre finanze pubbliche in questo momento hanno un beneficio dalla presenza degli immigrati». Una posizione rafforzata anche da un altro dato stavolta legato all' estero: «Quando analizziamo l' incidenza della popolazione straniera vediamo che il saldo migratorio, cioè la differenza tra arrivi e partenze di stranieri, è positivo nei Paesi del nord Europa, dove si mantengono dei tassi di occupazione piuttosto elevati, come nel caso della Germania dove c' è un tasso di occupazione degli immigrati prossimo al 63%». Ma torniamo in Italia. Perché gli immigrati possono essere una risorsa per lo Stato? «Nel nostro attuale modello di sviluppo ci sono professionalità che rimangono scoperte. Tutto il Paese ha bisogno di servizi domestici e di servizi che gli italiani non svolgono volentieri. Il profilo di crescita dei giovani italiani non considera alcuni lavori meno qualificati e meno retribuiti ma anche altri che potrebbero dare maggiori frutti. Così si fa fatica a trovare certe competenze per lavori artigianali classici, come ad esempio il falegname. In secondo luogo, gli scambi culturali che emergono dalle migrazioni sono fattore di arricchimento per gli italiani». Quale dato economico indica l' importanza degli immigrati? «Gli immigrati in Italia hanno prodotto l' 8,6 per cento del Pil nel 2014. Noi abbiamo quasi il 10 per cento di popolazione straniera. Al momento è occupata in percentuale superiore a quella della popolazione italiana, anche se spesso le remunerazioni sono inferiori per queste persone. Si tratta di una quota di lavoratori e di reddito prodotto che non è più trascurabile in senso monetario, perché ci dimostra che una parte della nostra economia è prodotta da immigrati. Quindi serve un' attenzione ai loro problemi specifici». In quali settori sono più presenti? «L' incidenza maggiore è nel settore della ristorazione e nell'edilizia dove si attesta al 17-18%. Poi c' è quel settore dei servizi come l' assistenza familiare che contribuisce in modo essenziale a certi servizi che altrimenti sarebbero più costosi o produrrebbero disagi maggiori». Quali sono le caratteristiche della popolazione immigrata? «La popolazione degli immigrati è molto giovane rispetto a quella degli italiani d' origine. L' età media degli stranieri è più bassa di quella degli italiani: l' incidenza della popolazione che ha almeno 75 anni è di 1 a 10 tra gli italiani e 1 a 100 tra gli stranieri. Questo è un dato positivo nel senso che ha davanti a sé una vita lavorativa lunga e una disponibilità a fare sacrifici, oltre a un orientamento a fare investimenti con una prospettiva. Un lavoratore giovane è un lavoratore che costruisce e che non pensa ad arrivare alla pensione o a stabilizzare la sua rendita. Quindi, è una forza vitale e costruttiva. Si tratta dunque di persone che incidono meno sulle spese previdenziali e su tutti i comparti del Welfare. Questo ci permette di dire che effettivamente in questo momento abbiamo una certa rilevante partecipazione degli stranieri alla forza di lavoro e quindi sono dei contributori netti dell' Inps». A livello salariale invece come vengono trattati? «Il reddito medio dei nati all'estero che lavorano in Italia è molto più basso di quello degli italiani. È in media di 13 mila euro all'anno contro 20 mila quindi c' è un differenziale di circa 7 mila euro. Anche qui si può però trarre una conclusione: se vogliamo che paghino le nostre pensioni, bisogna pagarli in maniera decorosa perché altrimenti i contributi sociali necessari non si formano. È vero che abbiamo una forte pressione dell' Europa in questo momento a ridurre la remunerazione e gli stipendi. Ma adesso bisogna tenere il livello di remunerazione del lavoro e aumentare la produttività. Ciò è utile per la crescita e per la stabilità del sistema pensionistico. Quindi, se riusciamo a prendere queste forze giovani di immigrati e garantire loro una remunerazione adeguata, avremo un effetto positivo. Attualmente ciò non si verifica. Se sfruttiamo l' immigrazione per avere lavoro a basso costo invece avremo pochi benefici nel presente e danni in prospettiva futura che si riverberano sul sistema, creando difficoltà finanziarie negli anni a seguire». Qual è la situazione delle migrazioni in Italia in rapporto agli altri Paesi? «In Italia nell'ultimo periodo la maggior parte delle richieste è di ricongiungimenti. È un fatto positivo e testimonia che gli immigrati decidono di mettere radici. E se lo fanno è perché hanno trovato una stabilità. Quindi, chiamano i familiari dai Paesi di origine per ricostituire un nucleo familiare stabile. Dal punto di vista economico, ciò ha effetti sul patrimonio immobiliare italiano che è abbondante e in disfacimento. La loro presenza aiuta a mantenere elevata la domanda degli affitti e le case non si svalutano. Inoltre, i nuclei familiari di immigrati che adesso stanno stabilmente in Italia hanno prospettive di fare investimenti. A ciò, però, dovrebbe corrispondere una maggiore integrazione».