BRUXELLES. Bruxelles chiede all'Italia «un'accelerazione» nel «dare una cornice legale più solida alle attività negli hotspot, in particolare per permettere l'uso della forza per la raccolta delle impronte e prevedere di trattenere più a lungo i migranti» che rifiutano di farsi registrare. Perchè l'obiettivo «da raggiungere senza ritardo» è quello del 100% nella raccolta dattiloscopica.
Il ministro dell'interno Angelino Alfano ribatte quasi subito spiegando che «in Italia le impronte digitali vengono registrate quasi ormai al 100%», e di credere «che ci siano delle sentenze di Cassazione che autorizzano un uso della forza proporzionato per raccogliere le impronte digitali». La bozza della Commissione europea va bene «ma con i rimpatri. La linea italiana è che hotspot, delocation e rimpatri vadano insieme», ha ricordato il ministro al commissario europeo Avramapoulos, secondo fonti del Viminale.
In un documento di dieci pagine, più quattro di annessi, la Commissione Ue passa in rassegna lo stato di attuazione degli accordi presi da Roma con i partner europei e bacchetta sul ritardo nell'apertura degli hotspot, invitando ad accelerare e a dare un giro di vite, con una lista di «cose che ancora devono essere fatte a breve». Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, intervenendo al congresso della Cdu, ribadisce la necessità che Italia e Grecia realizzino i centri, mentre il commissario europeo Dimitris Avramopoulos a Milano spiega che tra Italia ed Ue non ci sono tensioni, e Alfano lancia la linea dell'intransigenza sui fotosegnalamenti.
Proprio sugli hotspot si concentra l'introduzione generale del documento. Malgrado i sostanziali incoraggiamenti, solo uno dei sei previsti è pienamente operativo», quello di Lampedusa. E «la Commissione si aspetta che altri due centri, Pozzallo e Porto Empedocle, siano aperti a giorni». Per i centri di Trapani, Taranto e Augusta invece, occorrerà aspettare i primi mesi del 2016, perchè necessitano ancora di importanti lavori. «Il livello relativamente basso di arrivi - indica Bruxelles - permette di assicurare che il concetto di hotspot sia realizzato in pieno e che i difetti individuati siano corretti». Tra questi, la mancanza di «controlli sistematici con database europei». E invita ad adattare «i sistemi italiani per assicurare interconnessione con le banche dati internazionali».
Nel documento viene evidenziato anche che «la Commissione aveva chiamato l'Italia a rendere operativi tutti gli hotspot secondo le scadenze previste», per assicurare «pieno uso della capacità di detenzione, così come un rapido trasferimento dei migranti dagli hotspot ai punti di accoglienza di seconda linea, o nei centri di detenzione».
Le registrazioni - si sottolinea - sono legate al meccanismo dei rimpatri (in totale sono 14.113 le persone rimpatriate dall'Italia nel 2015) e dei ricollocamenti che attualmente hanno raggiunto quota 153, ma a cui se ne aggiungeranno altri 112 nel mese di dicembre. Sui ricollocamenti viene fatto rilevare che il processo dei trasferimenti dei richiedenti asilo dall'Italia verso gli altri Paesi Ue è «attualmente colpito da una mancanza di potenziali candidati a causa di un basso livello di arrivi, concentrati su nazionalità» non ammissibili. Sul fronte dell'asilo, si raccomanda uno snellimento e ad una velocizzazione delle procedure. Mentre viene giudicato in linea con le necessità del sistema di asilo del Paese «la capacità di accoglienza da 98.314 posti, segnalata dalle autorità italiane.
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