ATENE. Ennesima tragedia nel Mar Egeo, davanti alle coste della Turchia: un barcone carico di migranti è affondato stamani vicino all'isola greca di Farmakonissi provocando la morte di almeno 11 persone, tra cui 5 bambini. I dispersi sono 13. A bordo dell'imbarcazione, ha detto la Guardia Costiera, c'erano circa 50 persone, 26 sono state salvate.
Ieri un'altra strage di piccoli migranti nelle acque tra Turchia e Grecia. Sette bambini, tra cui un neonato, sono morti in due naufragi avvenuti a poche ore di distanza nella stessa zona sul mar Egeo, al largo di Cesme, nella provincia di Smirne.
Secondo gli ultimi dati forniti dalle autorità di Ankara, rispetto allo scorso anno i salvataggi nell'Egeo sono aumentati di oltre il 500%, passando da 14.961 in 574 interventi a 79.489 in 2.133 operazioni. Ma i morti in mare sono quasi 600.
Dopo la conclusione dell'accordo con l'Unione Europea il 29 novembre scorso, la Turchia ha rafforzato i controlli alla frontiera, fermando la scorsa settimana quasi tremila migranti pronti a imbarcarsi dal distretto di Ayvacik, punto di partenza privilegiato da chi vuole recarsi a Lesbo. Nelle operazioni erano stati arrestati anche 35 presunti scafisti. Una stretta su cui Ankara promette di insistere, mentre il numero delle partenze è stato frenato negli ultimi giorni anche dalle cattive condizioni meteorologiche.
FRONTIERE. La polizia nel nord della Grecia ha chiuso il valico di frontiera di Idomeni con la Macedonia per far fronte a centinaia di migranti ai quali è stato vietato l'ingresso da Skopje. Le autorità hanno chiuso l'area e per un breve periodo hanno posto in stato di fermo giornalisti e fotografi. Nella zona sono stati inviati oltre 200 poliziotti in tenuta antisommossa. I migranti si trovano a Idomeni da tre settimane, dopo che le autorità macedoni hanno imposto restrizioni sugli ingressi ai richiedenti asilo politico.
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