PALERMO. Ci ha ricordato, secoli dopo Benigni, che uno dei problemi della Sicilia è il «tttraffico». Ma non l' ha fatto con la levità del comico toscano, piuttosto con un'arroganza ingiustificata di fronte a un pubblico composto soprattutto da docenti. Da sempre Roberto Vecchioni girovaga attorno all'uomo ma ieri ha sbagliato rotta: «Sono arrivato da Punta Raisi, ho trovato traffico, un grande casino, macchine in terza fila senza che nessuno protestasse, non si riusciva a passare. La metà dei motociclisti non indossava il casco. Allora se vogliamo tentare di capire che cos' è la civiltà non possiamo partire così. Non avete idea di cosa sia la civiltà, la colpa è vostra», ha detto il professor Vecchioni. Bugie non sono, ma lui ha continuato con le provocazioni: «Vi dovreste fare ammazzare per la vostra terra», ha farfugliato, dimenticando che in molti l' hanno fatto. È iniziato più o meno così ieri il suo intervento al secondo appuntamento di «Educare oggi», ciclo di incontri ideato e proposto dall'Associazione «Genitori e figli: istruzioni per l' uso», in collaborazione con il Cidi Palermo. In una aula magna di Ingegneria affollata di gente, soprattutto docenti, il cantautore ha, evidentemente scordato la sua traccia che era «Mercanti di luce: narrare la bellezza tra padri e figli», con riferimento al suo ultimo libro, ed è andato fuori tema infastidendo il pubblico. In molti hanno lasciato l' aula intitolata a Giovan Battista Filippo Basile, uno dei tanti siciliani «civili». Pontificare generalizzando, senza nemmeno il supporto dell'ironia, è fastidioso. «Graecia capta ferum victorem cepit», scriveva Orazio «la Grecia conquistata conquistò il selvaggio vincitore». E da allora non si è mai sopito il senso di ammirazione nei confronti della Grecia antica, dei suoi dei, dei suoi miti, della sua filosofia, perché lì affondano le radici culturali e politiche dell' Occidente. Perché tutto è partito da lì. Solo di questo volevamo parlare con Roberto Vecchioni, è andata diversamente, con un increscioso fuoriprogramma, anomalo in un ciclo di seminari sempre di alto livello. L' intervista che leggete è stata realizzata un' ora prima, in albergo. Scienza e umanesimo s' intersecano nella formazione? «Si intersecano, eccome. Il problema è come starci dentro. Finché ci saranno altri valori come potere, denaro, guadagno, non si arriverà a nulla. Invece il senso vero dell' esistenza è tentare di capire continuamente quanto l' umanesimo e la scienza ci possono dare». Cosa ci possono dare ce lo dica lei... «La scienza ci può dare una grande capacità di sbagliare, di essere insicuri, incerti, perché non è sempre perfetta. Però ci lascia tempo. L' arte, invece, ci lascia anima. Due aspetti fondamentali». I giovani non sono più truppe intimorite dalla potenza titanica paterna, né ribelli. «Sono più scazzati, più sfigati, più arrabbiati. Però ce ne sono che credono in qualcosa. Ma nessun giovane sa più cosa significhi l' antichità, il tempo che è passato, quello che ci ha dato l' archeologia, il significato della vita greca e latina e tutta la storia della poesia italiana». Il titolo del suo libro sembrerebbe una contraddizione: «Il mercante di luce», come dire denaro e purezza. «Ma lui vende. Vende sorrisi, altrimenti non si sarebbe chiamato così. Vende perché vuole che qualcuno gli compri le parole che dice».