ROMA. Ritiene che con l' intervento in Africa di Francesco «la Chiesa porta la propria voce sul tavolo della lotta al terrorismo». Crede che il Papa in quel continente abbia ricordato che «sono sempre i poveri a pagare per primi le conseguenze delle scelte dei ricchi o dei potenti». Massimo Faggioli, professore di Storia del Cristianesimo alla University of Saint Thomas, a Saint Paul -Minneapolis, in Minnesota, e «columnist» dell'Huffington Post, indica i tratti della «rivoluzione di Francesco» emersi finora dal suo viaggio apostolico nei tre Paesi africani, Kenya, Uganda e Centrafrica. «Un viaggio che evidenzia- spiega il docente -le tante sfide che si trovano ad affrontare i Paesi africani ma anche la Chiesa. E la risposta di Bergoglio è nuova, è quella di un Papa -parroco». Che cosa emerge dalla visita di papa Bergoglio nei tre Paesi Africani? «Emerge un Papa capace di interagire con una Chiesa, quella in Africa, che è in crescita ma che è anche alle prese con grandi sfide (è impegnata contro la povertà, nel campo dell' educazione e nel rapporto con le altre religioni, ndr). Poi, non bisogna dimenticare che alcuni vescovi africani sono quelli che hanno espresso critiche ad alcune proposte di Francesco al recente Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. È una Chiesa molto vitale e molto complessa nel suo rapporto con la Chiesa globale».