CALTANISSETTA. In quest'indagine c'è stata la collaborazione degli imprenditori. L' apporto è dell' associazione antiracket stato fondamentale. Ha supportato gli imprenditori offesi dai fatti estorsivi - (aggravati dall'articolo 7, aver agevolato l'associazione mafiosa, ndr)- che hanno denunciato e riconosciuto in fotografia i loro aguzzini»: Lia Sava, procuratore reggente di Caltanissetta, traccia con poche parole l' importanza dell' indagine sfociata ieri negli arresti. I clan erano riusciti ad imporre il monopolio dello stoccaggio della plastica e la guardiania alle aziende agricole, ricorrendo anche alle minacce armate contro gli imprenditori agricoli di Gela. Le indagini dell' operazione «Redivivi», condotte dalla Squadra Mobile e dal commissariato di polizia - che hanno permesso al Gip del tribunale di Caltanissetta, Marcello Testaquadra, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, di emettere 22 ordinanze di custodia cautelari, 18 in carcere e 4 agli arresti domiciliari - consentono anche di mettere in luce criticità dello Stato nel contrastare Cosa Nostra. Ma soprattutto di evidenziare la forza degli imprenditori gelesi, che hanno denunciato avvalendosi del sostegno rappresentato dall' associazione antiracket «Gaetano Giordano», presieduta da Renzo Caponetti.
Procuratore Sava, c' è stata qualche esitazione da parte degli imprenditori gelesi di fare sistema con gli inquirenti?
«Devo evidenziare la loro volontà di sentirsi un tutt' uno con la giustizia. Sono riusciti a mantenere questo atteggiamento coerente anche nel corso delle indagini. Erano stati nuovamente minacciati ma non si sono lasciati intimidire, mantenendo questo atteggiamento di scelta della legalità fino in fondo».
Quale ruolo ha avuto l' associazione anti racket «Gaetano Giordano» nello svolgere l' attività investigativa legata all' operazione antimafia?
«Noi riteniamo che l'apporto dato dalle associazioni antiracket nel territorio sia stato fondamentale. Ribadiamo l' importanza di fare rete sull'attività estorsiva. Soprattutto nei piccoli centri. Non sentirsi soli, sentire un sostegno che proviene dalle forze dell'ordine e da queste associazioni è fondamentale per fare il salto di qualità».
In realtà, gli arresti effettuati oggi sono riconducibili ad un' attività investigativa molto più ampia che consente di abbracciare un lasso di tempo di oltre un decennio.
«Quest' operazione, che fotografa l'ultimo anno e mezzo, per quanto riguarda le attività estorsive nel settore della plastica e l'imposizione della guardiania notturna, sintetizza anche un particolare fenomeno estorsivo riconducibile al 2003.
Siamo riusciti a evidenziare anche un'attività di smercio di stupefacenti. Questa è la prova che in territorio si può fare tutto. Con il contributo dell'associazione antiracket abbiamo potuto ricostruire e legare il vecchio e il nuovo malaffare grazie a dichiarazioni del 2015 e ricostruzioni di fatti e vicende risalenti al 2003. Mi piace ribadirlo. Le associazioni antiracket ci permettono anche di guardare al passato senza dimenticare il futuro».
Quale aspetto vi ha maggiormente colpito durante la complessa indagine avviata contro gli esponenti di Cosa Nostra a Gela?
«Siamo di fronte a una criminalità organizzata che non trascura nessun settore per ricavare vantaggi. In questo momento di crisi economica globale, loro sfruttano anche alleanze, prima impensabili, con l' unico obiettivo di guadagnare denaro. Quindi, l'imposizione, che poi significa reinvestire anche nei settori della droga, è tutta finalizzata a fare guadagnare l' organizzazione mafiosa. Passavano sopra vecchi contrasti, creando nuove alleanze sempre finalizzate al guadagno, al business».
A Gela, recentemente, è stato potenziato l' organico del Tribunale con l' arrivo di otto magistrati, due dei quali destinati alla Procura. Qual è, invece, la situazione della Procura di Caltanissetta?
«La procura di Caltanissetta è in fortissima crisi di organico però deve controllare e far fronte a una serie di emergenze nel settore della criminalità organizzata. Siamo anche impegnati in altri settori, come la ricostruzione dei fatti delle stragi e attualmente stiamo concludendo i processi di Capaci e di via D' Amelio. Abbiamo tutta una serie di emergenze che ci vengono dalle richieste del territorio. Aree difficili dove la presenza di uomini e mezzi ha un ruolo determinante. La carenza di organico presso la Procura di Caltanissetta è evidente. Attualmente in servizio solamente ci sono solo otto magistrati, di cui tre dedicati alla Dda (Direzione distrettuale antimafia). Nonostante ciò cerchiamo di non trascurare nulla. L' operazione su Gela, oggi, lo dimostra».
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