Lunedì 23 Dicembre 2024

Palermo, azzerata cosca della Guadagna
Salvatore Profeta nuovo boss:
fu scagionato dalla strage Borsellino

PALERMO. La Polizia ha eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip presso il Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. In cella presunti esponenti della storica famiglia mafiosa palermitana della Guadagna. L'operazione, denominata "Stirpe", è stata condotta dagli investigatori della Mobile diretti da Rodolfo Ruperti. Dall'indagine emerge come, ancora oggi, i clan siano legati a rituali di affiliazione arcaici. Sono sei le ordinanze di custodia cautelare eseguite a Palermo dalla Polizia nell'ambito dell'operazione antimafia denominata in codice «Stirpe». Oltre al boss di Santa Maria di Gesù Salvatore Profeta, di 66 anni, sono stati arrestati anche Rosario e Antonino Profeta, rispettivamente nipote e figlio del capomafia. In carcere anche Francesco Pedalino, Giuseppe Galati e Antonino Palumbo, indicati dagli investigatori come affiliati alla «famiglia» della Guadagna. Il blitz ha disarticolato il vertice del mandamento mafioso: tra gli arrestati, accusati di mafia ed estorsione, anche Salvatore Profeta, 66 anni, coinvolto nell'inchiesta sulla strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino. Ma sono scattate le manette anche per alcuni stretti congiunti del boss, i quali, non appena Profeta è tornato in libertà, si sono messi a sua disposizione nella gestione degli affari della consorteria mafiosa. Il provvedimento è stato eseguito anche nei confronti di Rosario e Antonino Profeta, nipote e figlio del boss, rispettivamente impegnati nella gestione delle attività imprenditoriali e nelle estorsioni della consorteria mafiosa. Oltre ai familiari, i provvedimenti cautelari sono stati eseguiti anche nei confronti di Francesco Pedalino, Giuseppe Galati e Antonino Palumbo, impegnati, per conto della famiglia, nel controllo della zona di via Oreto. PROFETA. Profeta, è ritenuto capo della famiglia di Santa Maria di Gesù. Il capomafia, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come "uomo d'onore" del clan sin dai tempi del suo storico capo Stefano Bontate, già condannato per mafia, estorsione e droga, fu arrestato per la strage di via d'Amelio. Contro di lui le accuse del cognato, il falso pentito Vincenzo Scarantino autore di un depistaggio. Profeta, scagionato, poi, dall'accusa di partecipazione all'eccidio dal collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, venne rilasciato a ottobre del 2011. Rimesso in libertà, secondo le indagini ha ripreso le redini del mandamento. La sua posizione di comando è stata riconosciuta incondizionatamente sin da subito anche da altri esponenti mafiosi di spicco che in diverse occasioni si sono sottoposti al "rito del bacio in fronte" dispensato dal capo famiglia. "Quello della Guadagna è sicuramente un quartiere chiuso e molto difficile - spiega Rodolfo Ruperti capo della mobile di Palermo che ha eseguito il blitz - l'attività investigativa ha dimostrato come Salvatore Profeta aveva ripreso in mano le redini del mandamento mafioso grazie al suo carisma. Carisma che abbiamo constatato anche stanotte, visto che quando lo stavamo arrestando c'è stata una lunga processione intorno che ha reso molto complicate anche le fasi dell'arresto".  

leggi l'articolo completo