PALERMO. Crede che le fughe di notizie legate al nuovo Vatileaks siano «un modo per indebolire l'autorevolezza morale della Chiesa» e sostiene che nel mirino ci sia l'opera «scomoda» di Papa Francesco. Il vescovo di Acireale, monsignor Antonino Raspanti, commenta anche le parole del Pontefice sulla povertà, che sembrano suonare come una risposta a quegli episodi di cardinali circondati dal lusso, emersi dal nuovo caso di Vatileaks: «Il Papa spiega che in base alle attività che si sostengono servono certi strumenti che devono essere commisurati a quell'attività. Ma serve anche un controllo per bloccare i casi di corruzione, che Francesco ha definito “facilissima” sia tra i religiosi che nel mondo civile».
Come giudica il nuovo appello del Papa alla povertà?
«Parole di grande equilibrio. Ha messo in evidenza corruzione, illegalità, attaccamento ai beni. E quando gli si chiede perché il Vaticano ha grandi strutture da affittare, il Papa spiega che bisogna farlo per recuperare soldi per missioni e diocesi in difficoltà, per le spese legate al corpo diplomatico e ai dipendenti. Dal Vaticano sono partiti nei giorni scorsi 50 mila euro per realizzare un ospedale in Congo. Quindi, serve avere degli introiti per le spese che si trova a sostenere. Papa Francesco ha però ribadito una cosa fondamentale: l'importanza della trasparenza e del controllo dei bilanci, e quindi entrate e delle uscite, per evitare casi di corruzione».
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