ROMA. «Ho sbagliato e ho pagato. Ma ora non mi basta più essere collaboratore di giustizia, non mi basta più raccontare e accusare. Voglio che altri si pentano come me, che collaborino come me. 'Mafiosi collaborate, passate dal buio alla luce; fate come me, una volta e per semprè, è questa la mia preghiera laica. 'Mafiosi fidatevi dello StatO'».
Intervistato da Avvenire, Santino Di Matteo, ex mafioso e oggi collaboratore di giustizia, rompe così il silenzio e lancia un appello ai mafiosi: «conosco da vent'anni gli attuali capi della procura di Roma Giuseppe Pignatone e di quella di Palermo Francesco Lo Voi. Fanno da sempre guerra alla mafia con la testa e con il cuore. Sono persone perbene, sono magistrati veri. Ma c'è un però. Bisogna fare tutti un salto in avanti per eliminare i pregiudizi: i collaboratori di giustizia devono essere aiutati a reinserirsi pienamente nella società».
L'ex boss racconta poi la sua conversione: «Giovanni Falcone diceva che ogni cosa ha un inizio e una fine. Il mio inizio è stato il buio. Ho ucciso guardando chi stavo uccidendo. Ho vissuto nel dolore e nella morte. Ma la mia fine sarà la luce. Prego perchè sia la luce. Prego per rendere sempre più vero, profondo, maturo questo mio cammino verso Gesù Cristo».
Ricorda poi il figlio ucciso; perdonare Brusca? «No, non posso perdonare. Non ce la faccio. Brusca non è una persona, non ha nulla di umano. Io dico solo 'Padre buono perdonalo tu, io
non ho questa forza'». Di Matteo parla poi di una «mafia in ginocchio». «C'è un risveglio delle coscienze, perchè non c'è più paura di denunciare». A Bagheria «la società ha avuto coraggio, ha alzato la testa». «Lo Stato vincerà; prenderà Messina Denaro e prenderà la sua cerchia che continua a raccogliere soldi. Oggi la mafia vive solo perchè fa soldi». «Ma se lo Stato aggredisce la mafia attaccando le casseforti vince la partita».
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