PALERMO. «Trovo le dichiarazioni dei pm inopportune e mi rivolgerò al Csm. Hanno il dovere di rispettare le sentenze. Qui ci sono pm che ritengono di potere fare tutto senza risponderne. D'altronde sono quelli che hanno citato in aula Napolitano». A dirlo, all'indomani della sua assoluzione nel processo sulla trattativa Stato-mafia, è l'ex ministro
Calogero Mannino.
Mannino nega che sia stato un processo politico: «No, tranne Ingroia (che poi è fuggito), nè Teresi nè Di Matteo hanno una caratura politica. Ingroia e Teresi hanno fatto dei grossi errori di valutazione dei quali non si sono più liberati e Di Matteo è andato sul loro solco. D'altra parte, per colpa della sua ostinazione, Di Matteo, per la strage di via d'Amelio, ha fatto condannare persone innocenti. È stata una persecuzione, 25 anni di processi sono già una pena».
Torna poi sull'assoluzione: «Questa sentenza di un giudice coraggioso mette il sigillo alla verità: io con la trattativa non c'entro nulla». E sul fatto che ci sia stata la trattativa Stato-Mafia commenta, «Io questo non lo so. Certo, ho dei fortissimi dubbi. So cosa è l'Arma dei carabinieri e dubito che si possa essere avventurata su un terreno così infido».
Mannino spiega perchè Cosa Nostra ce l'avesse con lui: «Noi della Dc negli anni Ottanta abbiamo affrontato una sfida di cui purtroppo io ho pagato le conseguenze per 25 anni. Noi abbiamo buttato fuori Vito Ciancimino, noi abbiamo promosso la giunta della Primavera di Leoluca Orlando. La mafia si è vendicata e io sono rimasto stritolato tra l'offensiva di Cosa nostra contro la Dc e il progetto di destrutturazione del nostro partito portato avanti in quegli anni da esponenti del vecchio Pci». L'ex ministro continua il suo sfogo contro i magistrati anche in un'intervista al Giornale: «Prima è bastato un anonimo (il cosiddetto Corvo 2, ndr) per indagarmi e sono stati sconfitti.Poi si sono inventati questo altro processo tentando di
coinvolgermi in una trattativa che per parte mia non c'è mai stata».
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