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Sfugge alla cattura Genny 'a Carogna accusato di traffico di droga

NAPOLI. Quando, sporgendosi dalla balaustra  intervenne per calmare gli animi dei tifosi, sollecitato da rappresentanti dell'ordine pubblico che erano andati fin sotto la curva perchè consentisse di far giocare la partita, Genny la Carogna non era un semplice capo ultrà. Aveva già un ruolo di trafficante internazionale di droga, inserito in una famiglia  che gestiva l'importazione dall'Olanda di ingenti quantitativi di marijuana. Questo raccontano le carte dell'inchiesta che ha portato oggi all'emissione di sei misure cautelari, tra cui una  nei confronti di Gennaro De Tommaso, 39 anni, detto Genny 'a carogna, che è sfuggito al blitz dei carabinieri insieme con un
cugino che porta il suo stesso nome.

Nel corso dell'operazione dei carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna (Napoli) sono stati  arrestati quattro esponenti della famiglia; gli zii Giuseppe De  Tommaso, alias Peppe l'assassino, e  Gaetano, e Rosario De Tommaso, rispettivamente di 56, 68 e 33 anni. I fatti contestati, sulla base di numerose intercettazioni telefoniche, risalgono al 2010, quattro anni prima delle vicende che portarono Genny 'a Carogna alla ribalta nazionale e non solo,  quando in diretta tv, durante la finale di Coppa Italia
Napoli-Fiorentina del 5 maggio 2014, parlamentò con calciatori e responsabili dell'ordine pubblica per calmare gli animi accesi
degli ultras del Napoli dopo l'uccisione, avvenuta poco prima nelle vicinanze dell'Olimpico, del tifoso azzurro Ciro Esposito.

Il provvedimento di cattura emesso nei confronti dell'ultrà si inserisce in una indagine - coordinata dal procuratore  aggiunto Filippo Beatrice e dal pm della Dda Michele Del Prete - su sei diversi gruppi della criminalità napoletana dediti al  traffico di hashish, marijuana e cocaina attraverso la Spagna e l'Olanda. Una inchiesta che vede indagate 67 persone: per gran  parte di essi le richieste di misure cautelari avanzate dalla  procura non sono state accolte dal gip Alessandra Ferrigno  perchè si riferiscono ad attività lontane del tempo. Il capitolo dedicato al gruppo De Tommaso, attivo a Forcella, nel centro  storico di Napoli, viene definito dal gip come la parte  dell'indagine più significativa. Il giudice sottolinea la «potenzialità delinquenziale in ragione della capacità sistematica di importare dall'estero, in questo caso dall'Olanda, ingenti quantitativi di stupefacente e di  reimmetterli sul mercato campano».

Gennaro De Tommaso, che allo stadio indossava una maglietta con la scritta «Speziale libero» (Speziale è il tifoso catanese ritenuto responsabile dell'uccisione del poliziotto Filippo Raciti), per i fatti di quella sera è stato processato e condannato in primo grado dal  Tribunale di Roma il 29 aprile scorso a due anni e due mesi in quanto riconosciuto responsabile  di aver capeggiato le violenze avvenute tra piazza Mazzini, dove erano attesi i supporter viola, e Ponte Milvio e di aver  scavalcato la recinzione della Curva Nord dello stadio Olimpico  durante la «trattativa» per consentire lo svolgimento del match. Oggi a Terni, intanto, è terminata la latitanza del giovane boss Pasquale Sibillo, 24 anni, catturato dagli agenti della  squadra mobile di Napoli. Era ricercato da giugno sulla base di
un' ordinanza di custodia cautelare - emessa su richiesta dei pm Henry John Woodcock e Francesco De Falco - con le accuse di  omicidio, tentativo di omicidio, associazione mafiosa, traffico di droga ed estorsioni. È ritenuto dagli investigatori il capo
del cartello della nuova generazione camorristica del rione Forcella, composto dalle famiglie Giuliano,Sibillo, Brunetti ed  Amirante e contrapposto alla «paranza dei bambini», detta così perchè le ultime leve della criminalità organizzata sono  giovanissimi ed a volte minorenni. Anche i componenti del gruppo Sibillo sono tuttavia giovanissimi. «Una cattura eccellente» - ha commentato il ministro dell'Interno Angelino Alfano dopo essersi complimentato con il capo della Polizia, Alessandro Pansa - «che rende merito all'impegno e alla professionalità messi in campo» e che «rafforza la fiducia dei cittadini nelle  istituzioni e dimostra che lo Stato è presente ed è forte. Questa operazione - ha aggiunto - contribuisce alla riaffermazione della legalità nel territorio napoletano e indebolisce sensibilmente le reti criminali».

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