Venerdì 22 Novembre 2024

Mafia, a Bagheria 36 imprenditori
si ribellano al pizzo: blitz con 22 arresti

PALERMO. Nonostante gli arresti la mafia di Bagheria si era organizzata e aveva messo a ferro e fuoco di nuovo la cittadina con intimidazioni e danneggiamenti. Le famiglie dei carcerati dovevano essere sostenute e così i soldi dovevano essere racimolati con i soliti sistemi. I carabinieri hanno assestato un nuovo colpo alla famiglia mafiosa della cittadina in provincia di Palermo che ha sempre rappresentato una delle roccaforti di Cosa Nostra. Nella mattinata odierna i carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a 22 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti capi e gregari del mandamento mafioso di Bagheria, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona, danneggiamento a seguito di incendio. Le indagini, condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo con il coordinamento della locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno evidenziato la soffocante pressione estorsiva esercitata da temutissimi capi mafia che, dal 2003 al 2013, si sono succeduti ai vertici del sodalizio mafioso. Una cinquantina le estorsioni documentate grazie alla dettagliata ricostruzione fornita da 36 imprenditori locali che hanno trovato il coraggio, dopo decenni di silenzio, di ribellarsi al giogo del “pizzo”. Lo scenario delle “imposizioni” si presenta estremamente ricco e variegato in quanto, se pur particolarmente attento al settore dell’edilizia, incideva su ogni remunerativa attività economica locale, dai negozi di mobili e di abbigliamento, alle attività all’ingrosso di frutta e di pesce, ai bar, alle sale giochi, ai centri scommesse.

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