TRENTO. "Io la pedofilia posso capirla, l'omosessualità non lo so" e che l'omosessualità sia una malattia "credo proprio, penso di sì". Le parole sono di un sacerdote, don Gino Flaim, collaboratore pastorale della chiesa di San Pio X a Trento.
"Sono stato tanto a scuola e i bambini - aggiunge per motivare la sua affermazione sulla pedofilia - li conosco. Purtroppo ci sono bambini che cercano affetto, perché non ce l'hanno in casa. E magari se trovano qualche prete, può anche cedere insomma. E lo capisco questo". E quando gli viene chiesto se praticamente sono un po' i bambini la causa, dice: "Buona parte sì". Le reazioni sono immediate.
Dalla diocesi di Trento, che si dissocia, gli revoca gli incarichi e "la facoltà di predicazione". Come dalla politica, che ne prende le distanze dal giustificare la pedofilia. "Inaudito" per Sandra Zampa (Pd), "disgustata" Barbara Saltamartini (Ln), "assurdo" per Edoardo Patriarca (Pd). Pronta la richiesta di presa di posizione della Curia da parte di Riccardo Fraccaro (M5s), plauso da Sergio Divina (Ln) alla Diocesi per la sospensione. "Non c'è spazio per chi nella Chiesa giustifica la pedofilia", dice Antonio Satta, segretario dell'Unione popolare cristiana (Upc).
I giorni sono quelli in cui si tiene il Sinodo della famiglia e del clamore suscitato dalle dichiarazioni di Krysztof Charamsa, il teologo che aveva dichiarato la propria omosessualità alla vigilia. Ed è questo il contesto dell'intervista a don Flaim, 75 anni, nato a Vipiteno, in Alto Adige, sacerdote dal 1966. L'intervista di La7, andata in onda durante la trasmissione 'L'aria che tira', è partita da un servizio sui padri Venturini, una congregazione che si occupa delle difficoltà dei sacerdoti, le più diverse, omosessualità compresa, a cui era stato indirizzato un ex prete che si era dichiarato omosessuale. Un'intervista sull'argomento dei Venturini l'ufficio stampa della diocesi l'aveva declinata, motivando con l'autonomia della congregazione dalla diocesi stessa. Allora le domande ai parroci, così don Flaim, che ovviamente conosce la congregazione, spiega brevemente, poi risponde ad altre domande.
Quando gli chiedono se le accuse verso la pedofilia siano ingiustificate, il sacerdote risponde così: "Accusa è un peccato e come tutti i peccati vanno accettati anche". Sull'omosessualità invece "non ho conoscenze dirette - ribatte - non saprei dire. Che ci sia - aggiunge - non mi faccio meraviglia, perché la chiesa è una comunità di peccatori. Non per niente Gesù Cristo è morto per i peccati. Anche qui non so perché. Perché le malattie vengono". L'omosessualità è una malattia? È la domanda successiva. E Flaim ribatte: "Credo proprio, penso di sì", poi prosegue: "Chi vive in questa situazione di pedofilia o di omosessualità, penso che dentro provi una certa sofferenza, perché si vede un po' diverso dagli altri e che cerchi di venirne fuori, perché è umano questo".
La sospensione però don Flaim non se l'aspetta e sta per celebrare la messa, quando il viceparroco gliela comunica. Si arrabbia e dice ai parrocchiani, quasi tutte donne: "Mi hanno cacciato", poi se ne va in bicicletta e resta il viceparroco a ripetere ai cronisti che non avrebbero rilasciato dichiarazioni. Stupite e incredule le parrocchiane, che ripetono di non capire e che "è una brava persona, tranquillo", compreso chi lo ricorda invece come insegnante di educazione tecnica, alle scuole medie.
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