No a negoziati, patteggiamenti e compromessi. Di fronte ai 270 padri sinodali affluiti da ogni parte del mondo, papa Francesco ha inaugurato i lavori sulla famiglia con un monito che respinge al mittente ogni velleità di secolarizzazione: «Il Sinodo non è un Parlamento». Impolitico nel senso più nobile, il Pontefice ha diffidato tutti dall' inseguire tentazioni correntizie. Nel momento in cui affiorano dispute dottrinali, il Papa ricorda che la Chiesa non può consentirsi di privilegiare le opposte ragioni delle consorterie a discapito del messaggio evangelico. L' unico bene comune che è patrimonio di tutti e non può essere piegato alle logiche compromissorie della trattativa.
«Il Santo Padre ha esortato tutti a desistere dalla tentazione di imporre agende contrapposte», spiega il vaticanista de La Stampa, Andrea Tornielli. «Il Papa ha ricordato che ciò che conta davvero è smettere di avere paura e aprirsi allo Spirito Santo», chiosa il giornalista, che di recente ha dedicato a Bergoglio un apprezzato saggio scritto insieme a Giacomo Galeazzi, contenente un' intervista esclusiva al Santo Padre: Papa Francesco. Questa economia uccide (Piemme, 228 pagg. 16,90 euro).
«Il Sinodo non è un Parlamento». È un avviso ai naviganti?
«La frase ha calamitato l' attenzione generale. Ma le cose più importanti il Papa le ha dette nel proseguo del discorso, quando ha invitato tutti ad avere uno sguardo veramente evangelico. Bergoglio ha voluto certamente denunciare i rischi di un' eccessiva polarizzazione del dibattito. E auspica un atteggiamento un po' diverso da quello che ha suscitato sino a oggi dure contrapposizioni. Ma il Papa ha parlato soprattutto di una Chiesa che non deve avere paura di aprirsi allo Spirito Santo, e di ascoltarlo. La Chiesa non può correre il rischio di diventare un Parlamento nel quale opposte fazioni si sfidano a colpi di agenda».
È la conferma che il Papa si batte contro una Chiesa troppo dogmatica?
«Il punto non è dibattere su una Chiesa più o meno dogmatica. È in gioco piuttosto l' approccio della Chiesa verso le ferite del mondo di oggi che vede in campo tre possibili opzioni. La prima è quella del buonismo che si nasconde dai problemi e sembra in seguire pedissequamente le agende della società contemporanea. E c' è poi la prospettiva rigorista, che vede nella dottrina un meccanismo automatico che divide il mondo tra buoni e cattivi, tra giusti e peccatori. Un punto di vista che in nome di rigorismo e legalismo traccia nette linee di demarcazione tra le cose, a causa della paura. Rispetto a questi due approcci, entrambi rischiosi, il Papa indica una terza via: quella di tornare al Vangelo».
Ma il Sinodo è disposto ad intraprendere la strada tracciata da Francesco?
«Il Sinodo fa proposte, le decisioni spettano al Papa.
Francesco vuole una Chiesa che crede fermamente nel matrimonio e ne diffonde i valori. Ma che sia allo stesso tempo capace di essere vicina alla sofferenza delle persone. La Chiesa di Bergoglio vuole avvicinarsi alla ferite di chi soffre non con il dito di chi giudica ma con l' abbraccio di chi accoglie. Di chi vuole sanare, curare e accompagnare».
«Amare e comprendere l' uomo del nostro tempo»: è questa la frase chiave per comprendere la diatriba con i rigoristi?
«Bergoglio ha citato le parole di Giovanni Paolo II. Ma il suo messaggio non dev' essere oggetto di fraintendimenti. Anche la Chiesa di Francesco è chiara nel dire ciò che è peccato e ciò che non lo è. Nondimeno ama, abbraccia e sostiene l' uomo moderno. Un afflato di vicinanza che i rigoristi non riescono a percepire. Non si aprono al dramma dell' uomo moderno perché hanno fatto della dottrina una sorta di schema identitario. Preferiscono restare arroccati dentro il loro fortino».
Conviventi, separati, divorziati: sono molti i temi scottanti che possono approfondire le divisioni. Come finirà?
«Anche se intorno a chi convive ci sono molte attenzioni, di fronte a tanti giovani che non si sposano la Chiesa si interrogherà soprattutto su come annunciare nuovamente la bellezza del matrimonio cristiano. Un tema che chiama in causa il conforto della misericordia. Per quanto riguarda i separati, non ci sono grandi problemi. Il vero pomo della discordia sono i divorziati risposati. Il problema è come accompagnare queste persone, come farle sentire dentro la comunità cristiana. Le posizioni sono tuttavia molto distanti: c' è da credere che sulla questione il Sinodo non riuscirà a produrre niente di significativo».
Sui lavori incombe anche l' ombra del coming out di monsignor Charamsa. Ci saranno ripercussioni?
«Mi pare che la questione sia stata sovrastimata. È più una forzatura figlia del clamore mediatico che un reale problema del Sinodo. I nodi che i padri sinodali devono affrontare non hanno a che vedere con l' omosessualità in quanto tale, ma con l' accompagnamento pastorale di quelle famiglie al cui interno vive una persona con questo tipo di tendenze. Ma su 157 punti, sono dedicati all' argomento solo tre piccoli paragrafi».
L' allievo di Bergoglio, Yayo Grassi, ha esecrato l' iniziativa del teologo polacco. Un' uscita che rischia di indebolire il Papa?
«Se la Chiesa dovesse decidere in base a quello che dice Yayo Grassi sarebbe molto preoccupante. Dietro l' operazione di Charamsa, c' era il chiaro intento di gettare una bomba sul Sinodo e di promuovere un libro in fase di pubblicazione a corredo della vicenda. Resta però fermo che il caso del monsignore polacco non ha a che fare con l' omosessualità ma con il celibato. Essere sacerdoti è per la Chiesa impegno a vivere una vita evangelica. Se Charamsa avesse detto di avere una convivente di nome Irina, il Vaticano avrebbe reagito alla stessa maniera. La questione non è di nessun rilievo, ai fini del dibattito. È solo un' altra suggestione mediatica».
Ed è molto in voga anche il giochino del Papa di sinistra e dei titoli ad effetto. Perché tanti sensazionalismi?
«È un gioco mediatico che insegue il clamore, e impedisce di comprendere quello che il Papa vuol dire davvero. Si è ancora molto legati al frusto modellino, molto americano, che divide progressisti e conservatori in un campo di battaglia che oppone due differenti agende. Personalità come Francesco, sono spesso spiazzanti per chi è abituato alle semplificazioni. Il Papa appare talvolta di destra e talvolta di sinistra, perché sfugge ai cliché. Ma l' unica cosa in cui crede ciecamente è il Vangelo».
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