Lunedì 23 Dicembre 2024

Migranti sfondano i cordoni in Croazia
Migliaia in fuga, rischio collasso

HORGOS. Migliaia di migranti che hanno abbandonato il confine ungherese diretti verso quello serbo-croato hanno sfondato i cordoni degli agenti alla frontiera di Tovarnik. Ed è ora la Croazia a rischiare il collasso, tanto che Zagabria - dopo aver annunciato ieri di voler far transitare quei disperati sul suo territorio - oggi ha lanciato l'allarme. «La Croazia ha esaurito le sue capacità di accoglienza: abbiamo detto ai rappresentanti di Unhcr e della Ue che siamo pieni», ha affermato a sorpresa questo pomeriggio il ministro dell'Interno Ranko Ostojic dopo che solo nelle ultime ore in Croazia sono già arrivati oltre 7mila profughi. Insomma, le migliaia di migranti e profughi che da giorni sotto un sole cocente e in condizioni disumane nell'inferno di Horgos imploravano il premier ungherese Viktor Orban di aprire il muro della vergogna innalzato al confine con la Serbia hanno ceduto.  All'indomani dei duri scontri con la polizia magiara, con un bilancio di oltre 300 feriti e condanne in tutto il mondo della violenza degli agenti, i migranti diretti in Germania e nel resto del nord Europa hanno perso il braccio di ferro con l'uomo forte di Budapest e hanno accettato di seguire l'itinerario croato. In poche ore dalla notte scorsa Horgos si è praticamente svuotato e questa sera, come ha detto il ministro della Difesa serbo in visita al confine, restavano solo profughi sufficienti a riempire non più di due-tre autobus. Ancora in serata alcune decine di migranti 'irriducibili' restavano seduti per terra a pochi metri dal muro ungherese, in una protesta pacifica contro i metodi brutali usati ieri dalla polizia magiara, per ringraziare la Serbia e per mostrare alle tv cartelli per il rispetto dei diritti umani. In rapida successione dalla notte scorsa decine di autobus hanno caricato i profughi che sono stati condotti in breve tempo in Croazia passando per i valichi di Tovarnik, Ilok, Batina, Bajakovo. Ma anche qui, dopo le prime dichiarazioni di apertura e disponibilità fatte ieri, le autorità croate hanno rapidamente tirato il freno dinanzi alla prevedibile 'invasionè dei disperati della rotta balcanica. «Siamo ormai saturi», ha chiarito Zagabria. L'opposizione conservatrice, criticando il governo, ha chiesto apertamente la chiusura della frontiera con la Serbia. Momenti di alta tensione si sono avuti nel pomeriggio a Tovarnik, quando centinaia di migranti, sfiniti  dall'attesa di un treno che non arrivava mai, hanno sfondato alla stazione i cordoni della polizia. Vi sono state scene di caos con diversi profughi che hanno accusato malori e sfinimenti. Lo stesso presidente conservatore Kolinda Grabar Kitarovic si è detto molto preoccupato per l'improvviso e massiccio flusso migratorio. «Certo, dobbiamo essere solidali, ma al primo posto per me ci sono la sicurezza dei cittadini croati e la stabilità del Paese», ha affermato, palesando un evidente disaccordo con il premier socialdemocratico Zoran Milanovic che per ora conferma di tenere aperti i confini per non ostacolare il flusso migratorio. Un flusso, quello della rotta balcanica, che non sembra mostrare alcun segno di cedimento. Al confine meridionale fra Serbia e Macedonia gli arrivi da Turchia e Grecia si mantengono su ritmi sostenuti, e a Belgrado il grande parco-accampamento davanti alla stazione degli autobus è sempre gremito di profughi in arrivo da sud. Mentre la Bulgaria ha inviato 50 soldati a presidiare il confine turco e potrebbe dispiegarne altri 160 nelle prossime ore.

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