ROMA. I conventi servono per motivi religiosi, se invece si trasformano in alberghi «è giusto che paghino le tasse come tutti gli altri». Il Papa non fa 'scontì a chi tiene chiuse le strutture religiose ai migranti: chi vuole fare business deve seguire le regole del business e dunque pagare anche le imposte. Alla vigilia del Giubileo, quello di Francesco suona come un altro appello alla Chiesa ad agire secondo correttezza. Esultano i Radicali Italiani che da sempre sono in campo contro l'esenzione in Italia dall'Ici prima, Imu poi, per le strutture religiose. «La migliore risposta alle nostre denunce», commentano. Una questione annosa, quella dell'Ici sui beni ecclesiastici, per la quale è intervenuta più volte anche la Commissione europea. «Un collegio religioso, essendo religioso, è esente dalle tasse, ma se lavora come albergo è giusto che paghi le imposte». La questione per il Papa, che ha parlato in questi termini nell'intervista con la radio portoghese Renascenca, è legata all'accoglienza dei migranti. «Alcune congregazioni dicono: 'no, ora che è il convento è vuoto faremo un hotel, un albergo: possiamo ricevere gente e con ciò ci manteniamo e guadagniamo denarò. Bene, se desideri questo - dice Papa Francesco - paga le imposte. In caso contrario, il business non è pulito». E poi il Papa ammette che il suo precedente appello ad aprire i conventi ai profughi, a settembre 2013, appena sei mesi dopo la sua elezione, nel corso della visita al Centro Astalli, ha visto ad oggi «solo quattro» risposte positive. La normativa fiscale delle strutture legate alla Chiesa ha in Italia una lunga storia. Dall'esenzione totale, negli anni si è passati prima ad una non imposizione nel caso in cui l'attività alberghiera o commerciale fosse accompagnata anche da un'attività religiosa. In alberghi e cliniche bastava svolgere una funzione religiosa nella cappella per non pagare le tasse. Poi, soprattutto a causa delle rimostranze dell'Unione europea si era arrivati, con il governo Monti, ad escludere dall'esenzione gli immobili dedicati ad attività economiche, come ospedali, alberghi e scuole, o comunque la parte degli edifici ecclesiastici dedicati ad attività commerciali. Per gli edifici 'mistì (dove in parte c'è un'attività religiosa e in parte commerciale) era prevista una tassazione complicata con il calcolo delle superfici sulle quali l'Imu si sarebbe dovuta pagare. Dal 2012 è prevista l'esenzione per le strutture in cui si svolgono attività con modalità non commerciali, nel caso cioè in cui i servizi vengono offerti gratuitamente o a un pezzo inferiore alla metà di quello di mercato nella zona. «Ovviamente tutte le strutture dichiarano di fare attività non commerciali», sottolinea Riccardo Magi, presidente dei Radicali parlando di «legge colabrodo». L'evasione solo a Roma - sempre secondo i calcoli dei radicali - si aggirerebbe intorno ai 20 milioni di euro.