Mercoledì 18 Dicembre 2024

Asse Merkel-Hollande: "Quote obbligatorie per i migranti"

BRUXELLES. L'immagine di Aylan, il bimbo siriano di tre anni trovato morto sulla spiaggia di Bodrum, spinge l'Europa ad accelerare le risposte sul dramma dell'immigrazione. Per l'accoglienza dei profughi «l'Unione deve agire in modo decisivo e conforme ai suoi valori», hanno affermato Francois Hollande e Angela Merkel, che oggi hanno inviato «proposte comuni» all'Ue chiedendo un «meccanismo permanente e obbligatorio» di quote. A Bruxelles Jean Claude Juncker è al lavoro per innalzare la proposta dei ricollocamenti intra-Ue da 40 a 160mila - è possibile che il quoziente dell'Italia salga da 24mila a 50mila - includendo tra i beneficiari, assieme a Italia e Grecia, anche l'Ungheria. Si studia la proposta di un sistema stabile, per quote, dal quale i Paesi più refrattari potranno astenersi, ma con tutta probabilità dietro il pagamento di sanzioni. Di fatto un superamento del regolamento di Dublino. Le nuove iniziative della Commissione Ue saranno vagliate dal collegio dei commissari di martedì e il presidente dell'esecutivo le presenterà ufficialmente al Parlamento europeo il giorno successivo nel suo discorso sullo Stato dell'Unione. Ne fanno parte anche un rafforzamento del ruolo di Frontex per i rimpatri e la lista Ue dei Paesi sicuri d'origine. Oltre a Germania e Francia, Juncker ha dalla sua parte ovviamente anche l'Italia. Al termine del suo incontro col premier maltese Joseph Muscat a Firenze, proprio riferendosi alla foto di Aylan, Matteo Renzi ha incalzato: «L'Europa non può perdere la faccia». «È dovere dell'Unione dare una risposta unitaria, che parta dal diritto d'asilo europeo». E così anche Muscat, che è tornato ad invocare una «soluzione europea». Lo stesso presidente del consiglio Ue Donald Tusk, che nel vertice dei leader di giugno aveva difeso i Paesi contrari all'obbligatorietà delle quote, ora afferma la necessità di «ricollocare in modo equo 100mila profughi», mentre l'Alto rappresentante Federica Mogherini, dichiarandosi «stufa dei politici che parlano di emozioni» e si commuovono davanti alle immagini della crisi dell'immigrazione, invita a «prendere le decisioni necessarie». Finanche il leader britannico David Cameron, tra i più restii ad accogliere i migranti, dopo la foto di Aylan si è detto pronto ad «assumersi le proprie responsabilità». Secondo il Guardian, a breve annuncerà che la Gran Bretagna accoglierà migliaia di rifugiati siriani in più, direttamente dai campi profughi dell'Onu. Dall'Ungheria invece, dove oggi i migranti hanno preso d'assalto i treni alla stazione di Budapest per spostarsi verso ovest, continuano le accuse dirette alla Germania. Secondo il premier Viktor Orban, «i leader europei hanno dimostrato chiaramente di non avere la capacità di gestire la situazione». La crisi dei profughi, ha affermato, non è «un problema europeo ma tedesco», perchè «è lì che tutti i migranti vogliono andare». Ed ha indicato la difesa delle frontiere come «una questione morale». Il vicepremier magiaro Janos Lazar ha rincarato la dose: «La responsabilità dei tumulti alla stazione di Budapest è tutta di Berlino». Questa volta la cancelliera non ha fatto mancare la sua risposta: «Facciamo ciò che è moralmente e giuridicamente dovuto. Nè di più, nè di meno». Domani Orban si incontrerà con gli altri leader del gruppo Visegrad - i premier ceco Bohuslav Sobotka, polacco Ewa Kopacz e slovacco Robert Fico - a Praga, che costituiscono il nocciolo duro del fronte contrario al meccanismo di ridistribuzione per quote. La riunione avverrà mentre al Consiglio Esteri informale Ue a Lussemburgo si discuterà del documento dei ministri italiano Paolo Gentiloni, francese Laurent Fabius, e tedesco Frank Walter Steinmeier con cui si chiede di «rivedere il sistema d'asilo» a causa dei «difetti» del sistema di Dublino, e del probabile passaggio alla «fase 2» della missione navale europea antiscafisti. Intanto Bruxelles ha preso contatti con le autorità di Praga chiedendo chiarimenti per le immagini di quei numeri tracciati dalla polizia, col pennarello, come marchi, sulle braccia dei migranti. Un altro pugno nello stomaco per il Vecchio Continente.

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