«Parole ne abbiamo sentite tante da politici e politicanti. Ora è giunta l'ora di intervenire seriamente. Ma neppure l'Europa, da sola, può risolvere il problema dell'immigrazione. È necessaria un'inversione di tendenza: a livello culturale, innanzitutto; finiamola di cullarci». Monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, coglie l'occasione della manifestazione «Cgil Incontri» - in corso ad Erice - per lanciare il grido di allarme contro un problema, l'immigrazione, che non è più una sola emergenza e che, però, continua ad essere affrontata, «sbagliando», in questa maniera.
Tante parole, appunto, come muoversi, invece, per affrontare globalmente il problema dell'immigrazione?
«Prima cosa: nessuno può fermare il fenomeno, senza essere attrezzato; nel 2013, 232 milioni di persone si sono spostate nel globo. Una situazione ingestibile se la guardiamo solo come sbarchi nel Mediterraneo. Bisogna avere una visione più profonda del fenomeno».
Ecco, quali sono i fattori scatenanti?
«Le cause non sono solo dovute a fattori economici, come, invece, generalmente, si vuol far credere. L'80% dell'immigrazione ha origine politiche; è fuga dalla morte, dalle persecuzioni, dalle guerre, dalle tante guerre volutamente dimenticate».
Insomma questa gente non fugge via per un capriccio o per crearsi un futuro migliore.
«No, assolutamente no. Fugge per non morire. E il diritto d'asilo è un diritto riconosciuto da tutte le genti. Non cediamo alla tentazione di pensare che questi fratelli vengono a romperci le scatole perché vogliono stare meglio. Fuggono perché non hanno speranza di vivere una viva dignitosa su tutti i punti di vista».
Da Salvini a Grillo, ormai da tempo, vengono lanciati strali contro gli immigrati, che sono visti come un peso. Non ritiene, piuttosto, che, invece, gli immigrati possano essere davvero una risorsa reale per l'Italia, per l'Europa, per l'Occidente in generale?
«Se la mettiamo sul piano delle statistiche l'Italia nel 2020 avrà bisogno di 2 milioni di lavoratori ed oggi gli immigrati non arrivano a 300.000. Vorrei vedere il signor Salvini quando nel 2020 dovesse recarsi in Africa a pregare perché vengano a lavorare in Italia. Ma ancora in molti, oggi, continuano a fare gli schizzinosi. Non ci rendiamo conto di quanto incidano per evitare il saldo negativo della natività, non vogliamo renderci conti dei miliardi che immettono nel sistema previdenziale per pagare le pensioni che noi non riusciamo più a pagare. Siamo seri in una valutazione che sia documentata e che tenga conto delle analisi di mercato serie e che non sia a vantaggio di una tesi».
Non crede che finora l'Occidente sia stato piuttosto morbido con chi non rispetta i diritti umani?
«Non si possono lasciare così i Paesi che si fanno beffa dei diritti umani impuniti per paura o perché ci sono interessi di carattere economico, vedi petrolio».
Cosa propone nell'immediato?
«Di dare all'Europa, da subito, uno scossone perché la finisca di misurarsi con numeri irrisori: abbiamo combattuto i 40.000 immigrati da assegnare come quota. Qui parliamo di centinaia di migliaia di persone. Facciamo ridere il mondo. Smettiamola una volta per tutte».
Non ritiene che questa drammatica situazione, alla luce anche dell'instabilità politica, possa portare a scenari incontrollabili a livello planetario?
«Oggi ci sono delle condizioni simili a quelle che hanno portato alla seconda guerra mondiale: instabilità politica, mercato delle armi sempre più florido e continue stragi nel Mediterraneo. Ci sono persone che nell'ombra ingrassano dietro queste stragi. La migrazione è nelle mani degli scafisti. Loro hanno in mano il flusso migratorio. Bisogna combattere questa forma di criminalità».
Un altro problema collaterale è quello dell'accoglienza. C'è chi ha deciso di specularci. Come arginare questa tendenza?
«Non cedere alle tentazioni delle sirene che offrono ospitalità e che lasciano invece crepare queste persone perché, in realtà solo interessate alla quota di 35 euro. Nel Trapanese, comunque prefettura e questura hanno agito con solerzia per monitorare il sistema. Il problema è complesso. Sono necessari interventi in più campi. Un anno e mezzo per essere ricevuti dalle commissioni è intollerabile. Penso sia auspicabile creare un filtro nei Paesi di origine e poi bisogna superare il trattato di Dublino 2 che ancora i richiedenti asilo ai Paesi dove hanno ricevuto il permesso. Tenere inattiva questa gente significa creare polveriere. Pericolose per loro e per gli altri».
Monsignor Mogavero, parlando di instabilità politica nel Mediterraneo, non possiamo non affrontare il tema dell'Isis.
«La scela del Califfato ci impone di capire il fenomeno e di combatterlo con gli stessi strumenti: controbattere attraverso i social network; è necessaria una mobilitazione sul web, su facebook, su twitter, facendo capire che l'Europa non ha paura. Agire, ma agire subito sul piano della comunicazione».
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