Venerdì 22 Novembre 2024

Barcone carico di migranti si capovolge al largo della Libia: già recuperati 25 corpi

Foto archivio

ROMA. L'ennesima strage di migranti avviene ad un passo dalla Libia, con il mare calmo e la visibilità perfetta: il barcone con cui stavano tentando di raggiungere l'Italia si è rovesciato quando le centinaia di disperati che vi erano ammassati hanno visto le imbarcazioni di soccorso. Il bilancio ufficiale al momento parla di 400 persone salvate e 25 cadaveri recuperati, ma è molto probabile che in fondo al mare vi siano almeno altre centinaia di corpi. L'allarme è scattato nella tarda mattina, quando la Guardia Costiera di Catania ha ricevuto una chiamata da un telefono satellitare: i migranti hanno segnalato di essere a bordo di un motopeschereccio in ferro, partito la notte scorsa da Zuwara, il porto della Libia da cui salpano centinaia di barconi della morte. Ai soccorritori hanno riferito di essere in 600 e di avere dei problemi con il motore. Immediatamente si è messa in moto la macchina dei soccorsi: la centrale operativa della Guardia Costiera di Roma, cui spetta il coordinamento delle operazioni di salvataggio in mare, ha dirottato nella zona due navi, la 'Dignity Onè - una delle imbarcazioni messe in campo da Medici Senza Frontiere per affiancare quelle istituzionali e tentare di ridurre la strage continua che si consuma nel Mediterraneo - che era già impegnata in un soccorso ad un gommone con a bordo un centinaio di persone. E la 'Le Niamh', una nave della Marina Militare irlandese impegnata in zona, anche se non fa parte del dispositivo Triton. È stata proprio quest'ultima a raggiungere per prima la zona dove era stato segnalato il peschereccio, una quindicina di miglia a nord delle coste libiche. La Le Niamh si è fermata a circa un miglio dal barcone carico di migranti, per calare le due scialuppe con cui sarebbero state recuperate le persone a bordo. La tragedia si è consumata in quei momenti, sotto gli occhi dei marinai irlandesi: quando infatti i migranti hanno visto i soccorsi dirigersi verso di loro si sono molto probabilmente spostati tutti da un lato del peschereccio, come spesso accade in queste situazioni, facendolo capovolgere. È questo il motivo per cui in ogni operazione di salvataggio, il primo messaggio che i soccorritori italiani inviano ai migranti sui barconi è quello di stare seduti e muoversi il meno possibile. Dopo essersi capovolto, il peschereccio è affondato in pochi minuti e per le decine, se non centinaia, di migranti che erano stipati nella stiva non c'è stato nulla da fare: sono andati a fondo insieme al barcone senza neanche poter tentare di salvarsi. Era già accaduto a Lampedusa, quando morirono 368 persone a due passi dalla salvezza ed era accaduto il 18 aprile scorso, ad una settantina di miglia dalla Libia: in quell'occasione il barcone si ribaltò dopo aver urtato contro il mercantile King Jacob per una manovra errata di chi era alla guida, provocando la morte di 800 persone. Chi non è colato a picco con il barcone, è finito in mare. I soccorritori sono riusciti a salvare 400 migranti e hanno recuperato 25 cadaveri - tutti trasbordati a bordo della Le Niamh, diretta a Palermo, dove dovrebbe giungere domani - ma le ricerche sono ancora in corso nella speranza che qualcuno possa essere in vita considerando che il mare è calmo e la temperatura dell'acqua in questo periodo consente la sopravvivenza per diverse ore. Nella zona sono state dirottate anche altre imbarcazioni per partecipare alle operazioni di ricerca, che andranno avanti tutta la notte: il Phoenix, una nave di soccorso di 40 metri del Moas (Migrant Offshore Aid Station), nave Fiorillo della Guardia Costiera e due unità della Marina. I sopravvissuti, secondo i primi racconti arrivati alla Guardia Costiera italiana, avrebbero detto che a bordo c'erano più di 400 persone e che nella stiva ce ne erano almeno un centinaio. «Abbiamo individuato subito circa 150 migranti - ha detto il comandante della nave irlandese, Donald Callagher, contattato dall'Associated Press - e siamo riusciti a recuperarli. Ma temiamo che ci siano molti morti».

leggi l'articolo completo